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16 luglio 2025
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Disertori? No, cervelli in fuga… dalla propaganda
di Raffaele Florio

Avviso ai naviganti: gli italiani non vogliono andare in guerra. Oddio, detta così pare una notizia. Ma in un Paese dove la coerenza è ormai un difetto e il pensiero critico un atto sovversivo, dire “no grazie” a una carneficina potrebbe anche sembrare rivoluzionario.

L’indagine che ha fatto drizzare i capelli ai generali NATO e ai collezionisti di mimetiche da salotto rivela che un'ampia fetta di italiani, davanti all’idea di imbracciare un fucile per una guerra che non è la loro, direbbe: “No, grazie. Piuttosto emigro. O mi do malato. O mi arruolo nell’Avis, ma per donare sangue, non per versarlo.” Apriti cielo: ecco il solito Paese di codardi, disfattisti, spaghetti e mandolino. Eh no, cari miei. Stavolta è esattamente il contrario.

Gli italiani, che di guerre imposte ne hanno viste fin troppe, hanno capito. Non perché gliel’abbia spiegato Bruno Vespa tra un plastico e l’altro, ma nonostante Bruno Vespa. Hanno capito che la guerra in Ucraina non è lo scontro fra il Bene (ovviamente incarnato dall’Occidente) e il Male (Putin, alias Satana col colbacco), ma il solito Risiko globale dove qualcuno muove i carri armati e qualcun altro, di solito più povero, ci rimette le penne.

Lo ha detto perfino il segretario generale della NATO, Stoltenberg, il 7 settembre 2023: la guerra è scoppiata perché la NATO ha continuato ad allargarsi a Est, sbattendosene dei moniti russi e infilando basi militari e missili sotto il naso del Cremlino come se si stesse giocando a "campo minato" col mappamondo.

Dunque non è questione di essere pacifisti da salotto o putiniani da tastiera. È questione di neuroni. Gli italiani hanno acceso il cervello. Hanno capito che la Russia, con tutto l’arsenale e la paranoia che si ritrova, non ha né la voglia né la possibilità di invadere Milano per sfilare in Galleria. E che la libertà di stampa, di espressione o di elezione (già vacillanti di loro) non ce la restituirà certo un carro armato Abrams.

La verità è che gli italiani non vogliono morire per Washington. E nemmeno per Bruxelles. E men che meno per quei falchetti da salotto che a ogni ora pontificano su guerra e pace con l’elmetto in testa e lo spritz in mano. Non vogliono morire per difendere un'alleanza militare che si è trasformata in una multinazionale dell’insicurezza. E men che meno per far contenti certi editorialisti che scrivono col bazooka in spalla, salvo poi scappare se vedono un piccione troppo grosso.

Disertori? No. Solo persone con la schiena dritta e la testa sul collo. Un Paese normale, direbbero in altri tempi. Un Paese sano, diremmo oggi, visto il livello.

Morale: se gli americani vogliono farsi la terza guerra mondiale con la Russia, che si accomodino. Noi al massimo mandiamo una raccomandata, con ricevuta di ritorno: non in nostro nome. E se proprio dobbiamo morire per qualcosa, che sia per ridere. Magari guardando un altro editoriale guerrafondaio di chi la guerra la racconta come fosse un videogame, e confonde la NATO con Netflix.

Bentornata, Italia.


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