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16 luglio 2025
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Su Francesca Albanese e altre campagne diffamatorie
di Andrea Battantier *

C'è chi sostiene, come me, la candidatura di Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per la Cisgiordania e Gaza, e dei medici di Gaza al Premio Nobel per la Pace. Questo perché sono stati da subito tra le voci più coraggiose e chiare nel denunciare le violazioni dei diritti umani.

Alcuni amici ed amiche hanno manifestato (in buona o malafede) la loro contrarietà.

Come argomentano?

Hanno letto, hanno sentito che…secondo Francesca Albanese, il 7 ottobre, Hamas avrebbe esercitato il suo diritto alla Resistenza anche se con qualche eccesso. Oppure che Francesca Albanese considera gli ebrei (non gli israeliani) nel mondo responsabili di un genocidio.

Altre voci sottolineano che Francesca Albanese è un funzionario, non è un avvocato, né insegna Diritto Internazionale.

Dal momento che, in questi giorni, imperversano sui social pubblicità mistificatorie nelle quella l'esercito israeliano viene mostrato sotto una luce angelicata (sembrano dei pacificatori, portano cibo, acqua e medicine), insomma, una propaganda assurda, credo valga la pena approfondire alcuni punti.

Sul "diritto alla resistenza":

Albanese, nel suo ruolo di Relatrice ONU, ha condannato gli attacchi del 7 ottobre come crimini contro l'umanità (lo ha ribadito in più interviste).

Quando parla di "resistenza legittima", si riferisce al diritto internazionale che riconosce ai popoli sotto occupazione il diritto a resistere (Art. 1.4 del Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra), senza però giustificare crimini di guerra.

Il suo discorso è stato strumentalizzato: lei stessa ha specificato che gli "eccessi" non sono mai ammissibili.

Sugli ebrei nel mondo:

Albanese ha sempre criticato il governo israeliano, non gli ebrei come popolo o religione.

La sua denuncia riguarda politiche specifiche (es. espansione coloniale in Cisgiordania), non un'identità. L'accusa di "antisemitismo" è stata smentita da studiosi ebrei come Norman Finkelstein, che la sostengono.

Sulle qualifiche:

È vero che non è un'avvocata, ma come funzionaria ONU ha coordinato rapporti giuridici sui diritti umani per anni.

Il Premio Nobel per la Pace non richiede titoli accademici (si pensi a Malala Yousafzai o a Greta Thunberg), ma un impatto concreto.

Il suo lavoro ha portato alla luce violazioni documentate da organizzazioni internazionali (HRW, Amnesty).

Sulla pace:

La pace non nasce dal silenzio di fronte all'ingiustizia.

Come diceva Martin Luther King: "La vera pace non è l'assenza di tensione, ma la presenza di giustizia".

Albanese e i medici di Gaza rischiano la vita per testimoniare una verità scomoda, ed è proprio questo coraggio che il Nobel storicamente premia.

Chi ha voglia, provi a (ri)guardare qualche suo intervento ufficiale o i rapporti ONU che ha firmato: forse troverà spunti per parlarne con più dati alla mano.

* Componente del Comitato Tecnico-Giuridico dell'Osservatorio

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