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14 luglio 2025
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Giovani che si ribellano
di Alessandra Sciurba *

Trovo poco coraggiose molte reazioni alla protesta degli studenti e delle studentesse che hanno rifiutato la prova orale dell’esame di maturità.

Questi ragazzi e queste ragazze sono state svilite, definendo il loro gesto come “furbetto”, senza osservarlo con la dovuta attenzione e il dovuto rispetto. Alcuni insegnanti ne hanno giudicato le condizioni economiche (!) schernendo per questo la loro presa di posizione “contro il sistema” e adducendo che sarebbe stata credibile solo facendosi bocciare.

Questo perché avevano già matematicamente raggiunto la sufficienza e quindi non avrebbero rischiato nulla (ma non è vero: avrebbero aumentato anche di poco il loro punteggio, ed è proprio il valore dei numeri come misura della loro persona che hanno voluto rimettere in discussione).

Il Ministro Valditara ha promesso che la cosa non si ripeterà, pena la bocciatura: una scappatoia; ennesimo atto che oppone irrigidimenti normativi a fronte dell’esplicitazione di disagi e bisogni che potrebbero, anche secondo il nostro dettato costituzionale, essere invece trattati come diritti; la medesima postura assunta a fronte dell'abbandono scolastico e della povertà educativa, dei suicidi e del dilagare della violenza estrema tra i più giovani, o del loro cadere nelle dipendenze patologiche.

I ragazzi e le ragazze in questione non si sono sottratte al sistema educativo: da anni chiedono di cambiarlo, di costruirlo sulle relazioni, sulla valorizzazione delle differenze all’interno di percorsi collettivi che non lascino indietro nessuno. Una richiesta scomoda e incompatibile con l’individualismo imposto dal regime economico e politico attuale, che comporterebbe la fatica di un ripensamento che nessuna delle persone oggi in vita vedrà mai.

Alle ultime generazioni, però, sarebbero almeno dovute delle scuse, perché stanno vivendo in un mondo in cui guardare al futuro è impossibile, mentre sono loro richieste continue prestazioni e competizioni.

E ai ragazzi e alle ragazze della “scena muta”, in particolare, io dico grazie per avere esercitato il loro pensiero critico, e avere cercato pacificamente e senza ledere nessuno, col silenzio e con la sottrazione, di fare sentire la propria voce.

* Docente universitaria di Diritto


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