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Intervista a Vladimir Putin di Pavel Zarubin
trad. di
Marinella Mondaini
Intervista a Putin, fatta dal giornalista Pavel Zarubin il 27 marzo scorso in occasione dei 25 anni come Presidente della Federazione Russa.
Il presidente Vladimir Putin ha ricordato un episodio accaduto durante il suo incarico presso l'ufficio del sindaco di San Pietroburgo negli anni '90. All'epoca, Putin si rifiutò di ricevere e lavorare con una delegazione americana di alto rango perché uno dei suoi membri aveva trattato maleducatamente una guardia di frontiera russa.
Il giornalista Pavel Zarubin, gli ha chiesto di questo incidente in cui un membro della delegazione USA aveva spintonato una guardia di frontiera all'aeroporto.
"C'è stato un episodio del genere, francamente, insignificante. Una delegazione è venuta a San Pietroburgo e uno dei membri di questa delegazione ha trattato una guardia di frontiera in modo molto scortese. Ho ritenuto che ciò fosse assolutamente inaccettabile", ha spiegato Putin. "Certo, non ci siamo rifiutati di ricevere questa delegazione, abbiamo collaborato come previsto dal protocollo. Ma io non ho comunicato con loro".
Il presidente ha spiegato la sua brusca reazione a questo incidente: "Un uomo in uniforme, quando svolge i suoi doveri ufficiali, rappresenta lo Stato. E trattarlo in questo modo significa trattare il nostro Stato con disprezzo", ha detto Putin.
Zarubin dice a Putin: “25 anni fa … sappiamo che Lei non voleva essere presidente, come da Sua prima risposta a Boris El’cin”.
Putin risponde che per lui è stata una proposta “inaspettata, riteneva di non essere pronto”.
Il giornalista chiede: “Ma poi quando ha dato il consenso, capiva a cosa si sarebbe condannato?”
Putin: "C’erano molte questioni acute, immediate, e allo stesso tempo di vitale importanza per il paese, per la sua conservazione, per il suo sviluppo e prima di tutto pensavo a come risolvere queste questioni, e mi chiedevo se ero all’altezza di risolverle".
Zarubin poi dice che ha seguito per molti anni gli innumerevoli viaggi di Putin in delegazione di lavoro nei paesi dell’Europa e ha visto quanto la Russia fosse disponibile al dialogo, il suo “continuo desiderio di interagire e costruire relazioni”, e quindi chiede a Putin: “in quale momento abbiamo capito che i nostri cosiddetti partner, insomma, non erano partner?
Putin: Era chiaro sin dall’inizio degli anni 2000. Molti, compreso me, avevano l’illusione, che consisteva in questo: partivamo dal fatto che i problemi nelle relazioni tra l’Unione Sovietica e il cosiddetto Occidente, si basassero sui disaccordi ideologici: da una parte il “regime comunista”, che molti lo ritenevano “una tirannia”, e dall’altra “il mondo democratico” con a capo gli Stati Uniti.
Molti e pure io che, può sembrare strano, poiché ho lavorato quasi 20 anni nell'intelligence dell'Unione Sovietica, anche io ritenevo che la contraddizione principale fosse di carattere ideologico, ma, quando l'URSS crollò, non c’era più, come non c’era più nessun regime comunista, l’atteggiamento di indifferenza, menefreghismo nei confronti degli interessi strategici statali della Federazione Russa è rimasto. Non solo è rimasto l’atteggiamento di menefreghismo, ma questo era legato all’evidente desiderio di ottenere dei vantaggi geopolitici.
Quando io sono diventato presidente subito non l’ho capito, e ho cominciato a esporre ai miei colleghi: guardate, voi dite questo, ma fate altro, ecco le prove, portavo la dimostrazione, loro annuivano, dicevano sì, certo adesso mettiamo le cose a posto, ma poi non succedeva niente, anzi succedeva esattamente il contrario.
Per me è divenuto assai chiaro che l’ideologia sì, ha una qualche importanza, tuttavia alla base di tutte queste contraddizioni ci sono gli interessi geopolitici, e questa è la cosa più importante, basilare. Intendo dire che l'Unione Sovietica aveva commesso un autodafé, si era auto liquidata e inoltre, - penso di non averne mai parlato con i miei predecessori - partivamo dal fatto che la Russia sarebbe entrata a far parte del cosiddetto "mondo civilizzato". E invece no, l'Occidente decise: ora che l’Unione Sovietica non c'è più, perché dovremmo rispettare le regole nei confronti della Russia, che non ha il potere potenziale che aveva l'Unione Sovietica; bene, adesso ci ritaglieremo qui e là per noi (sul piano geopolitico N.d.T.) ciò che vogliamo, disporremo come vogliamo e vivremo secondo le regole che abbiamo inventato noi per noi stessi, ignorando gli interessi della Russia".
Gradatamente, senza entrare nei dettagli, noi abbiamo proposto molte cose, sia nel campo delle armi strategiche offensive, che nel campo della difesa missilistica e sempre veniva tutto rifiutato. È divenuto chiaro che finché noi non ci affermeremo come superpotenza, indipendente e sovrana, in grado di difendere il proprio futuro, non saremo tenuti in considerazione".
L’intervista è finita alle 2 e mezza di notte.
Putin ha detto al giornalista che prima di andare a letto le luci al Cremlino le spegne lui, così come facevano i suoi genitori quando era piccolo.
(Traduzione letterale e fedele a cura di Marinella Mondaini)
 
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