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                     Il mondo non è quello che credevamodi
Rossella Ahmad
  
                    
Bisognava  spiegarlo, a questi ragazzi, che il mondo non è quello che credevano.
Perché loro sono cresciuti vedendo cartoni animati e storie a lieto fine, dove  il male esiste ma è contrastato, ed anche quando vince è biasimato, condannato, stigmatizzato. Dove ti spiegano che il bene è buono ed il male è cattivo. 
Perché a scuola gli insegnanti hanno loro giustamente spiegato che il bullo, gli atti di bullismo e di prepotenza vanno denunciati e repressi, ed esiste un'autorità in grado di contrastarli e ristabilire la giustizia.
Perché a casa abbiamo loro insegnato che è giusto e lodevole partecipare e stare dalla parte dei deboli, che il tutti contro uno non è un'opzione da prendere in considerazione mai.  Che è sbagliato. Che c'è una giustizia che si prende cura. Il mondo dei diritti, l'onore verso chi li persegue e li difende, questo gli abbiamo insegnato.
E invece nel corso di questi ultimi due anni hanno dovuto fare i conti con una realtà che non era quella dei libri, dei filosofi e dell'etica.
Hanno visto da soli quale grande fregatura gli avevamo raccontato.
Hanno visto che il bullismo è vincente ed incontrastato, e gli atti di bullismo osceno possono essere anche condonati. Che i bambini e gli innocenti possono essere impunemente ammazzati, seviziati, affamati, e nessuno interverrà. 
Che un intero mondo subisce le angherie di quattro ratti senza avere la forza di potersi imporre, neanche per permettere l'ingresso di viveri in un campo di concentramento raso al suolo.
Che se partecipano a ciò che è giusto - una manifestazione per chiedere la fine di questa oscenità - possono tornare a casa con il naso rotto.
E qualche volta anche con le ossa rotte, come è capitato al ragazzo greco pestato e lasciato a terra da un'orda di codardi per aver gridato Eléftheri Palastini,  Palestina libera.
Che tutte le infinite chiacchiere su discriminazioni, diritti, sessismo e futilità varie erano, appunto,  solo chiacchiere futili e, nella realtà, accade che l'intimità delle donne palestinesi possa essere  ridicolizzata da un'accolita di  psicopatici in divisa, e nessuno abbia nulla da ridire.
Che il furto si può. Che la bugia è un modo. Che la prepotenza è un mezzo. 
Che Auschwitz è qui ora. 
Ed hanno imparato tutto dalla Palestina, l'alfa e l'omega di tutte le rappresentazioni umane, il compendio di tutto ciò che di estremamente brutto e di incommensurabilmente bello vi è nella vita. 
Non c'è bisogno di spiegarti  nulla. 
Non c'è bisogno di parlarti dei giusti che soccombono e dei miserabili che prosperano. 
Me ne vergognerei  troppo, dinanzi ai tuoi occhi aperti con fiducia sul mondo. 
Hai capito tutto da sola. Due anni sono stati sufficienti 
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