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12 luglio 2025
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Il Riformista attacca chi critica Israele
di Franca Zanaglio

La prima pagina de "Il riformista" riporta i volti di Francesca Albanese, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Vincenzo De Luca e Maurizio Landini ei il titolo "Hamas è con voi. I terroristi solidarizzano con Albanese per le sanzioni degli USA La sinistra è della stessa parte di chi vuole cancellare Israele"

Il Velardi ha sbagliato titolo, avrebbe dovuto chiamarlo "Il Trasformista"

Claudio Velardi napoletano, classico esempio del Franza o Spagna purché se magna, figura svettante nel panorama italico del trasformismo spinto ed opportunismo vigliacco, perfino il Guicciardini impallidirebbe.

E ci sono cascati in tanti, l'arguto Massimo D'Alema in primis.

Esponente e dirigente del PCI, poi nel PDS, poi nei DS. Giornalista professionista dal '93 al '94 capo ufficio stampa del gruppo parlamentare del PDS alla Camera, con Massimo D'Alema eletto segretario Velardi è chiamato a guidarne l'ufficio, assessore alla cultura a Napoli con Bassolino nel '95.
Nel '98 con la nascita del primo governo D'Alema a palazzo Chigi in qualità di consigliere politico del Presidente del Consiglio.

Col discioglimento del maggior partito di sinistra italiano il Velardi lascia la politica e si mette a farla da "penna all'arrabbiata", fondando appunto "Il Riformista" che avrebbe dovuto però chiamarsi "Il Trasformista".

Definirlo giornale è attribuirgli un attestato di stima che certo non merita, ma va detto che la testata è in buona compagnia. Il Velardi trasformato si colloca felicemente in un folto gruppo di percettori di reddito di giornalanza, paradossalmente fornito dallo Stato grazie al sacro concetto costituzionale della libertà di stampa, essendo i medesimi spesso più che dissenzienti e critici nei confronti dell'idea stessa di libertà.

Il trasformista Velardi fa a gara con Sechi (almeno lui vestito da sempre della medesima giacca) nell'inventare titoli impattanti (non eclatanti), d'impatto in quanto si abbattono sui lettori in senso figurato con un movimento lessicale che trova un pubblico già basso di suo e con ciò lo inchioda lì, a stare sempre nella sua condizione a livello di terreno.

Non è un giornale ma è solo un pretesto cartaceo per garantirsi un certo grado di benessere, al quale pare si sia aggiunta una fonte remunerativa esterna a editori e Stato. Il napoletano Velardi ha modernizzato il proverbio e dalla Franza e Spagna dominatrici e vessatrici è passato a lavorare strenuamente al soldo dei nuovi occupanti, quelli che hanno la vocazione intrinseca ad occupare e comprare ogni agenzia di stampa ed ogni soggetto disposto a vendersi.

Il Riformista pubblica contenuti di marca filosionista che gridano vendetta, scandalosi, offensivi, indegni.

In questo non è il solo giornale, basti ricordare Il Foglio solo con un po' più d'eleganza del Ferrara anch'egli ex, anch'egli esemplare di trasformismo acrobatico che andrebbe studiato da un' equipe di sociologi, politologi, psicologi, anche psichiatri, e tutta la robaccia di destra che noi contribuenti foraggiamo obtorto collo.

Il sovvertimento della realtà, della verità, è arrivato a punti tali di sfacciataggine, di spudoratezza, di mancanza di scrupoli, che restiamo interdetti.

Una penna colta (mica un Senaldi o un Belpietro qualunque) che si mette al servizio della propaganda dei criminali genocidi, fa pensare, fa considerare che il tempo dei traditori e dei voltagabbana non finirà mai.

Fa parte di alcuni individui umani il tradimento, il servilismo più abietto a scopo di lucro, mancano a questi individui i genomi della lealtà, della dignità, del coraggio, della limpidezza.

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