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Coloni picchiano a morte cittadino USA di origine palestinese
di
Leandro Leggeri
In un altro episodio brutale che segna la lunga scia di violenze contro i palestinesi nei territori occupati, un giovane cittadino statunitense di origine palestinese, Seif al-Din Kamel Abdul Karim Muslat, è stato ucciso a colpi da coloni israeliani l'11 luglio nel villaggio di Sinjil, a nord di Ramallah.
Muslat, 21 anni, proveniente da Tampa, Florida, si trovava in Palestina per visitare la famiglia. Secondo quanto riportato da The Cradle, stava partecipando con altri attivisti a un’azione pacifica per rimuovere un avamposto coloniale illegale su terra palestinese quando un gruppo di coloni ebrei lo ha aggredito e picchiato a morte.
Nello stesso attacco, un altro palestinese, Mohammed Shalabi, è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco, e almeno dieci persone sono rimaste ferite.
Due ambulanze in arrivo sono state attaccate dai coloni, impedendo i soccorsi. Questo attacco si inserisce in una crescente ondata di violenza da parte dei coloni nella Cisgiordania occupata, sostenuti e spesso protetti dall’esercito israeliano.
Non è il primo caso di cittadini statunitensi uccisi con totale impunità da forze o civili israeliani. Dalla giornalista Shireen Abu Akleh al giovane Omar Rabea, il sangue di cittadini americani non sembra contare quando a spararlo è un'arma israeliana.
L'indifferenza di Washington e l'incondizionato supporto militare a Tel Aviv alimentano questa spirale di morte e occupazione.
L'organizzazione CAIR ha condannato duramente l'uccisione, chiedendo giustizia e un cambio di rotta da parte dell'amministrazione USA. Ma la storia insegna che le vite palestinesi, anche se statunitensi, continuano a non valere nulla per le istituzioni che dovrebbero difenderle.
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