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12 luglio 2025
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Nordio, l’avvocato del diavolo
di Raffaele Florio

Che Carlo Nordio fosse un’anomalia ambulante l’avevamo capito da tempo. Un ex magistrato passato armi e bagagli alla corte della destra più giustizialista d’Europa solo quando c’è da tappare la bocca ai pm e salvare i colletti bianchi. Ma oggi non siamo più nel terreno delle opinioni: siamo nel campo minato dei fatti. E i fatti dicono che il Guardasigilli ha mentito in Parlamento. In Aula. Alla Nazione.

Ha mentito — ed è grave.
Ha mentito sapendo di mentire — ed è gravissimo.
Ha mentito su un caso di rilevanza internazionale che coinvolge un terrorista libico e le falle clamorose del nostro sistema — ed è imperdonabile.

Il caso Almasri è uno schiaffo in pieno volto allo Stato di diritto, ma anche un cortometraggio tragico dell’Italia di oggi, dove il Ministro della Giustizia mente sul piano della verità, sorvola sul piano della responsabilità e si autoassolve sul piano dell’etica. Nordio ha detto di non sapere. Poi le carte hanno detto che sapeva. Ha detto che nessuno l’aveva avvertito. Poi spunta che era informato fin dal principio. Cosa manca? Una telecamera che lo inquadri mentre riceve la notizia con tanto di popcorn.

Ma qui non siamo in un cinepanettone, siamo nella Repubblica Italiana, dove chi mente in Parlamento dovrebbe dimettersi prima ancora che il telegiornale delle 20 dia la notizia. E invece? Silenzio. Reticenze. Il solito coro stonato dei servi di partito pronti a dire che “non è questo il vero problema”. Già, perché il vero problema — per loro — è quando un pm intercetta un ladro.

Quella di Nordio non è una scivolata. È un piano inclinato. Da mesi porta avanti riforme su misura per imputati di rango, per politici impresentabili, per amici degli amici. La separazione delle carriere? Un modo per mettere il guinzaglio ai pm. La stretta sulle intercettazioni? Un favore ai tangentari. L’abolizione dell’abuso d’ufficio? Un salvacondotto per sindaci, ministri e affaristi in doppiopetto. Tutto questo mentre mente agli italiani con la faccia seria e la cravatta da tecnico indipendente.

Il problema non è solo Nordio. Il problema è chi lo tiene lì: Meloni, che continua a sciorinare slogan sulla legalità ma intanto si tiene stretto un ministro bugiardo come un tweet di propaganda. Il problema è una destra che scambia la Costituzione per un opuscolo del Giornale. Il problema è una maggioranza che chiude gli occhi di fronte all’evidenza e strilla solo quando si tocca il portafoglio di qualche amico di partito.

Nordio non si dimetterà. Forse lo promuoveranno. Magari — per restare nella tragicommedia — ce lo ritroveremo candidato al Quirinale, con qualche editorialista d’ordinanza pronto a raccontarci che "è l’uomo del dialogo".

E intanto l’Italia resta senza un vero ministro della Giustizia.
Con un falso garantista al posto di comando.
E con un Parlamento che si fa prendere in giro senza neanche il coraggio di arrossire.

Povera Italia davvero. Altro che Stato di diritto: qui lo Stato ha perso i diritti e ha conservato solo il rovescio.


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