Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
11 luglio 2025
tutti gli speciali

Sei milioni di morti non legittimano altri crimini
di Soumaila Diawara

Rispondo pubblicamente alla signora Manila A. D., che mi ha scritto una frase agghiacciante: “Sei milioni di ebrei sono stati sterminati, quindi Israele può fare come vuole in Palestina. A Gaza vivono due milioni di persone, ed è stato ucciso solo il 4%: non è genocidio, è guerra.” Queste parole sono gravissime. Non solo per la banalizzazione della Shoah, ma anche per la perversa giustificazione di un massacro in atto.

Un chiarimento necessario: La Shoah è stata una delle tragedie più orrende della storia dell’umanità. Nessuno la mette in discussione, né la minimizza. Ma strumentalizzare quella tragedia per giustificare crimini attuali è un insulto alla memoria delle vittime e un’aberrazione morale. “Non è genocidio, è guerra”? Ecco il punto: una guerra si combatte tra due eserciti. Ma i palestinesi non hanno un esercito, non hanno armi, non hanno un sistema di difesa. Parliamo di civili bombardati, affamati, assediati. Di quale guerra stiamo parlando?

E, sia chiaro: non sono stati i palestinesi a deportare gli ebrei. Anzi, molti furono accolti proprio dai popoli arabi, inclusi i palestinesi, quando fuggivano dall’Europa verso l’oriente e l’Africa. Sono stati l’Italia e la Germania a pianificare e realizzare le deportazioni, l’industrializzazione dello sterminio: dai treni ai campi di concentramento. Eppure, oggi sento nell’aria la puzza di un tentativo di spostare quella colpa sui palestinesi. Perché dovrebbero pagare per i crimini commessi dagli europei?

La logica della vendetta storica è disumana. Se davvero seguissimo questa logica perversa, allora cosa dovrebbero dire gli africani?

Circa 20 milioni di morti in Congo durante il colonialismo belga. Oltre 12 milioni di africani deportati e uccisi nella tratta atlantica degli schiavi. Più di 3 milioni di vittime sotto l’apartheid in Sudafrica, con Israele che ha avuto un ruolo cruciale, soprattutto a livello logistico. 15 milioni di morti in tutta l’Africa durante la colonizzazione europea. Il genocidio in Namibia (Herero e Namaqua) a opera della Germania: il primo genocidio del XX secolo, spesso dimenticato.

E allora? Gli africani dovrebbero usare questi numeri per legittimare un nuovo genocidio? No. Perché il dolore non si eredita per commettere altro dolore.

L’accusa di “antisemitismo”: un’arma spuntata. Come sempre accade quando si denuncia l’ingiustizia e le barbarie commesse da Israele contro il popolo palestinese, la signora ha concluso accusandomi di antisemitismo. Un’accusa ridicola, infondata e gravissima. Accusare me, o chi difende la causa palestinese, di antisemitismo è una strategia per zittire e delegittimare. Ma soprattutto, studiate la storia.

Il significato storico e linguistico di “semita” Il termine “semita” deriva da Sem, uno dei tre figli di Noè nella tradizione biblica (insieme a Cam e Iafet). Secondo la genealogia mitica, da Sem discenderebbero i popoli del Medio Oriente. In linguistica moderna, “semita” ha un significato preciso: indica un gruppo di lingue appartenenti alla famiglia afroasiatica, tra cui l’ebraico, l’arabo, l’aramaico, il fenicio, il siriaco, l’accadico e altre lingue antiche del Levante e della Mesopotamia.

I popoli che storicamente parlano lingue semitiche, e che quindi sono da considerarsi semiti, vivono o hanno vissuto in numerosi Stati del Medio Oriente e del Nordafrica, tra cui: Palestina, Israele, Siria, Libano, Giordania, Iraq, Arabia Saudita, Yemen, Oman, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Egitto (in parte), Sudan (in parte), Etiopia ed Eritrea (dove si parlano lingue semitiche come il tigrino e il ge’ez).

Ridurre il termine “antisemitismo” al solo odio verso gli ebrei è non solo una semplificazione, ma una distorsione storica e concettuale. Purtroppo, molte persone non hanno la minima conoscenza storica o linguistica della questione. Si limitano a ripetere etichette vuote, spesso usate per colpire e delegittimare chi esprime dissenso. Figuriamoci se sanno chi siano stati Sem, Cam o Iafet, o cosa significhi davvero essere “semita”.

Il termine “semita” non indica esclusivamente gli ebrei. Sono semiti anche: i palestinesi, i giordani, i libanesi, gli iracheni, e persino parte degli iraniani. Dire che i palestinesi sono antisemiti è un’assurdità semantica e storica.

La memoria non si usa per giustificare i crimini. La storia non si piega per legittimare l’oppressione. E chi parla di giustizia, chi difende la dignità umana, non può essere zittito con etichette false. Chi difende il popolo palestinese non è antisemita. È semplicemente umano.

VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA


per approfondire...

Dossier terrorismo

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale