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'Nndrangheta: il sacrificio dei Cordopatri
di
Pino Maniaci
La piana di Gioia Tauro era diventata il feudo della 'ndrangheta: oltre trecento ettari di terre, strappate ai legittimi proprietari.
Tutte tranne quelle del barone Antonino Cordopatri, che non ne voleva sapere di scendere a compromessi con i boss.
Loro, che avevano messo gli occhi sui suoi dodici ettari di uliveti da tempo, lo minacciarono in tutti i modi, fino all'epilogo del 10 luglio 1991, quando un killer travestito da donna lo uccise a colpi di pistola davanti la sua abitazione di Reggio Calabria.
Quel giorno doveva morire anche la sorella di Antonino ma la pistola si inceppò. Fu proprio lei, dopo quell'omicidio, a continuare il lavoro del fratello sia nei campi sia in tribunale, senza mai darla vinta alle cosche.
Non riusciva a trovare operai per la raccolta delle olive e per anni dovette fare tutto da sola, aiutata solo da una sua cugina, l'unica della famiglia ad esserle rimasta accanto.
Il giornale francese "Le Figaro" la definì la "baronne courage", proprio per la sua straordinaria tenacia nonostante le lettere minatorie, gli attentati, le telefonate anonime.
È morta nel 2018 e oggi non sappiamo che fine abbiano fatto i terreni della sua famiglia.
Ma la storia non si cancella e nemmeno la memoria. Non dimentichiamo il sacrificio dei Cordopatri.
 
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