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Immigrati alla prova del fuoco
di
Rita Newton
Abdelhafid Mesnar, 30 anni, è uno dei tre soccorritori di una anziana donna rimasta intrappolata in casa durante un incendio a Torino.
Il giovane, che abita nello stabile, ha visto il fumo, è entrato dalla finestra passando da un appartamento vicino, l'ha trovata riversa sul pavimento e insieme ad altri due ragazzi ha aperto la porta portando la signora di peso giù per le scale.
Come narra Mesnar in un'intervista video a Repubblica, sono poi tornati per cercare di domare l'incendio, ma c'era troppo fumo e le fiamme hanno lambito anche loro, bruciandogli le sopracciglia, quindi hanno desistito lasciando il compito ai pompieri, poi sopraggiunti.
Ancora una volta a salvare una persona italiana sono immigrati, in questo caso di lingua araba.
Un giornale locale scrive: "Un gesto semplice e gigantesco, che ha restituito senso a una parola spesso abusata: comunità. Quella che si riscopre tale proprio quando le cose vanno male, quando non c’è tempo per discutere o accusarsi, ma solo per fare. Per esserci. E oggi, a Torino, qualcuno c’era."
Quindi il giovane arabo Mesnar è parte della comunità torinese, a quanto pare. Chissà se era considerato tale ieri o ieri l'altro o se lo sarebbe stato domani senza questo gesto umano e coraggioso.
Anche nell'ottobre 2023 tra i primi soccorritori nel terribile incidente del bus precipitato dal cavalcavia a Mestre che costò la vita a 21 persone e lesioni a 15, c’erano due immigrati, operai provenienti dal Gambia che si gettarono nel fuoco dando una mano ai pompieri giunti sul posto.
Il 27enne Boubacar Toure trasse in salvo tre o quattro persone, tra cui una bambina, e un cane.
L'altro giovane dichiarò che le tante persone all'interno del bus "Avevano bisogno di aiuto. Se qualcuno ha bisogno di aiuto, bisogna agire".
Un concetto che non tocca invece molti italiani - che siano cittadini o rappresentanti istituzionali - quando i migranti stanno affogando in mare.
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