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Vietato manifestare nel “Borgo più bello d’Italia”
di
Federica Borlizzi *
La democrazia disturba i turisti.
Il Comune di Specchia emette una ordinanza liberticida e pericolosissima.
Il 24 giugno, il Sindaco di Specchia, utilizzando il sempreverde potere di ordinanza (rinvigorito dai vari Maroni e Minniti), decide di vietare fino al 30 settembre tutte le manifestazioni nel centro storico del paese.
Il motivo?
La necessità di non recare disturbo ai turisti, che devo essere lasciati emotivamente liberi di godersi mare, pizzica e pasticciotti.
Ma cosa dice l’ordinanza?
“CONSIDERATO che si rende necessario, per motivi di sicurezza, ordine pubblico e pace sociale, interdire tutto il centro Storico a comizi di qualsiasi natura, a manifestazioni a scopi politici, a volantinaggi o ad affissioni ed esposizioni al pubblico, anche poste all’interno delle sedi politiche ma che siano visibili dall’esterno, di bacheche e volantini con contenuto prettamente politico, onde garantire ai turisti e cittadini tutti quella serenità di incontrarsi ed intrattenersi serenamente senza essere investiti da argomenti che nulla hanno di intrattenimento o svago o che possono ingenerare false informazioni o confusioni che potrebbero arrecare danno all’attività di fruizione turistica e all’immagine del paese”.
Dunque, si limita ogni forma di manifestazione e di espressione del pensiero (dai presidi ai volantinaggi fino alla stessa affissione di manifesti) per evitare che i turisti possano inciampare in argomenti scomodi.
Quei turisti che devono godersi il “Borgo vetrina”, protetti dal rischio di entrare in contatto, anche solo potenzialmente, con i veri problemi della nostra terra.
Una idea di turismo depoliticizzato, anestetizzato, ridotto a svago disimpegnato e privo di connessioni con la realtà sociale.
Appare sintomatico che un’amministrazione comunale si sia sentita legittimata ad emanare, con tale leggerezza, una norma così liberticida.
D’altronde, si tratta di un provvedimento perfettamente in linea con la volontà politica generale di neutralizzare ed anestetizzare ogni forma di dissenso, in ogni luogo ed in ogni forma.
In nome della “sicurezza”, del “decoro”, del “turismo”, si pensa di poter vietare e criminalizzare ogni manifestazione del pensiero.
Sembra, oramai, solo un esercizio retorico appellarci alla benamata Costituzione italiana.
Ma serve rimarcare come questa Ordinanza sia totalmente incostituzionale.
L’amministrazione comunale di Specchia dovrebbe sapere che, nel nostro ordinamento, la libertà di riunione è un diritto costituzionale (art.17 Cost.) che non può essere oggetto di divieti preventivi e generalizzati e che non può essere limitato in alcun modo da una ordinanza sindacale.
L’amministrazione comunale di Specchia dovrebbe sapere che la libertà di manifestazione del pensiero (art.21) “non può trovare limitazioni se non nelle disposizioni legislative dirette alla tutela di beni ed interessi fatti oggetto di protezione costituzione” (Corte costituzionale, sentenza n.120/1968).
Magari, l’amministrazione comunale di Specchia tutte queste cose le sa. Ma se ne infischia perché è consapevole che il clima del Paese è tale per cui quei diritti costituzionalmente garantiti siano, oramai, ridotti a carta straccia. E, nel suo piccolo, contribuisce a questa perversa dinamica.
Allora, si può e si deve impugnare subito questa infame ordinanza dinanzi al TAR.
Ma serve altro.
Si tratta di un precedente pericolosissimo, che non può passare indisturbato né essere trattato solo nelle aule di tribunale.
Serve occupare quello spazio che vorrebbero sottratto ad ogni tipo di dissenso.
Serve violare quell’illegittimo divieto.
Moltiplicare i presidi, i volantinaggi, ribellarsi all’idea perversa che la libertà di espressione e di dissenso sia un “fastidio” da confinare ai margini, anziché un diritto da garantire nel cuore della vita cittadina.
Infrangere la volontà di rendere Specchia una bella “vetrina” inanimata per turisti inconsapevoli.
* Avvocata
 
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