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Antisionismo non è antisemitismo, sentenzia tribunale australiano
di
Marilina Mazzaferro
In una sentenza storica, una Corte Federale australiana ha stabilito che l'antisionismo non è antisemitismo.
La sentenza riguarda il caso di un religioso musulmano di Sydney, Wissam Haddad, citato in giudizio da due membri di spicco del massimo organismo ebraico australiano, l'Executive Council of Australian Jewry (ECAJ), per una serie di conferenze da lui tenute presso l'Al Madina Dawah Centre di Bankstown nel novembre 2023. Le conferenze sono state successivamente pubblicate online.
I ricorrenti hanno dichiarato alla corte che Haddad ha usato un linguaggio "apertamente disumanizzante" nei confronti degli ebrei e che si compiaceva di essere "deliberatamente provocatorio e provocatorio".
La corte ha stabilito che aveva diffamato gli ebrei e ha intimato ad Haddad di non pronunciare più discorsi simili. Di conseguenza, ad Haddad è stato anche ordinato di rimuovere una serie di discorsi pubblicati online.
Tuttavia, pur riconoscendo che le sue affermazioni erano problematiche, il giudice Angus Stewart ha stabilito che altre critiche allo Stato di Israele e al suo esercito non violavano il Racial Discrimination Act. Ha concluso che criticare Israele non è intrinsecamente antisemita.
Non ritengo che l'ascoltatore comune e ragionevole possa comprendere che il signor Haddad in questi passaggi, sia isolatamente che nel contesto del sermone nel suo complesso, stia dicendo qualcosa sugli ebrei in generale o su tutti gli ebrei. È piuttosto specifico nel sermone. È critico nei confronti di Israele, delle Forze di Difesa Israeliane e dei sionisti.
Come accennato, gli ebrei vengono menzionati solo in relazione all'Olocausto, e non in modo critico o denigratorio. Solo se l'ascoltatore comune e ragionevole avesse ascoltato il sermone sapendo ciò che il signor Haddad aveva detto nel Discorso A, potrebbe concludere che i riferimenti ai sionisti fosse un riferimento a tutti gli ebrei, a causa di ciò che dice sui sionisti nel Discorso A. Ma non è così che va interpretato il Discorso B.
L'ascoltatore comune e ragionevole capirebbe che non tutti gli ebrei sono sionisti o sostengono le azioni di Israele a Gaza e che denigrare il sionismo costituisce denigrazione di una filosofia o di un'ideologia e non di una razza o di un gruppo etnico.
"Inutile dire che la critica politica a Israele, per quanto incendiaria o ostile, non è per sua natura una critica agli ebrei in generale o basata sull'identità razziale o etnica ebraica: si veda la Commissione sudafricana per i diritti umani per conto del Consiglio ebraico sudafricano dei deputati contro Masuku. In effetti, i ricorrenti non hanno sostenuto che lo sia.
La conclusione secondo cui non è antisemita criticare Israele è il corollario della conclusione secondo cui incolpare gli ebrei per le azioni di Israele è antisemita; l'una deriva dall'altra".
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