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09 luglio 2025
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Israele compra annunci su Google per screditare Francesca Albanese
di Soumaila Diawara

Il governo israeliano Compra Annunci su Google per screditare Francesca Albanese: un attacco alla verità.

Un’inchiesta di Fanpage.it ha svelato qualcosa di inquietante e profondamente grave: il governo israeliano avrebbe finanziato una campagna pubblicitaria su Google con l’unico scopo di screditare Francesca Albanese, Relatrice Speciale dell’ONU per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati.

Digitando il suo nome su Google, compaiono annunci sponsorizzati che rimandano a contenuti diffamatori, costruiti per minare la sua credibilità e ridicolizzare il suo lavoro. Non si tratta di critiche legittime o confronto aperto: è una macchina del fango ben orchestrata e ben finanziata. Una campagna di delegittimazione personale, politica e morale.

Francesca Albanese, giurista italiana e voce autorevole del diritto internazionale, ha avuto il coraggio di denunciare apertamente crimini gravissimi: l’apartheid, la pulizia etnica, la repressione sistematica e perfino il rischio di genocidio perpetrato contro il popolo palestinese. Le sue parole, fondate su prove e diritto, hanno fatto tremare i palazzi del potere.

E proprio per questo, oggi paga il prezzo dell’onestà e del coraggio.

Il governo israeliano, invece di rispondere nel merito delle accuse documentate e fondate ha scelto la strada della propaganda. Una strategia meschina ma collaudata: etichettare come “antisemita” chiunque osi criticare lo Stato di Israele, anche se si tratta di un funzionario delle Nazioni Unite. Ma questa volta il gioco è scoperto.

La campagna contro Francesca Albanese non è solo un attacco personale: è un attacco al ruolo delle istituzioni internazionali, al diritto, alla libertà di parola, alla giustizia. È un pericolosissimo precedente. Se un governo può comprare spazi pubblicitari per screditare una rappresentante ONU, cosa resta della credibilità del sistema internazionale?

E Google? Qual è la responsabilità di una piattaforma che permette l’uso della propria rete per campagne di disinformazione finanziata? È accettabile che la percezione pubblica venga manipolata da chi ha più soldi da spendere?

Finché non ci saranno risposte, le domande resteranno aperte. Ma una cosa è certa: Francesca Albanese non è sola.

La sosteniamo con forza. La sua voce, limpida e coraggiosa, non può essere silenziata da chi teme la verità. Chi difende i diritti umani, chi denuncia le ingiustizie, chi si oppone ai crimini commessi contro interi popoli deve essere protetto, non perseguitato.

Questo è un tempo in cui l’etica e la verità rischiano di soccombere alla propaganda. Ma è anche il tempo in cui dobbiamo scegliere da che parte stare. E noi stiamo dalla parte di chi non si piega. Dalla parte di Francesca Albanese. Dalla parte della giustizia.

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