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08 luglio 2025
tutti gli speciali

La tragedia "greca" che abbiamo dimenticato ma quanto mai attuale
di Roberto Rizzardi

Il suo copione è continuamente riciclato, ancora oggi.

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Domenica 7 luglio 2019 la lunga parentesi del governo Tsipras terminò, e la sua fine seguì un copione già scritto e inemendabile fin da quando, lasciato da solo in primis dalla sinistra europea, il premier greco dovette scegliere tra varie alternative, tutte terrificanti, che lo avrebbero comunque condotto alla successiva sconfitta.

Ovviamente, e come sbagliarsi, sui social non mancarono di apparire, in proposito, le più vendicative e malignamente soddisfatte considerazioni dei vari e numerosi detrattori di Tsipras, le più tossiche delle quali non inaspettatamente, perlomeno per me, provenivano dal sempre prolifico settore della sinistra sovranista e populista(???), così cruda e implacabile nella sua visione nitidamente meccanicistica, impregnata di quell'ineluttabilità così consolante da contrapporre alla complessità, insoddisfacente e contraddittoria, di una realtà che si ostina a non collaborare.

Tra i vari commenti malignamente e miserabilmente soddisfatti, colsi in particolare quello di una compagna che a suo tempo aderì ad un movimento politico, allora neonato, di cui fui perfino dirigente - che dio mi perdoni - e dal quale mi ritrassi non appena compresi l'aria che vi tirava. Scrisse, l'infelice:

«Tsipras, traditore della patria, ha avuto una bella lezione. Sicuramente ora la Grecia non starà meglio ma almeno i greci, che hanno versato lacrime e sangue, hanno dato a lui e alla Troika la risposta che meritavano».

La Troika, in realtà, fu del tutto soddisfatta di come erano andate le cose, e semmai la rimozione di Tsipras venne serenamente spuntata dal programma a suo tempo stabilito per la spoliazione della repubblica ellenica, a riprova della "sopraffina" capacità analitica di quel tipo di sinistra. Che bella cosa sarebbe se tutto fosse così geometricamente nitido e meccanicistico come appare in certe lapidarie condanne.

Tsipras venne lasciato solo a gestire un'arrembante Alba Dorata da una parte, una famelica Troika dall'altra e sul terzo lato di un triangolo maledetto... un bel niente, perlomeno nulla che andasse oltre generiche invettive e sbrigative condanne.

Molti richiamarono, per sottolineare la presunta infingardaggine dell'ex premier greco, la figura di Varoufakis, il quale non se la sentì di fare il lavoro sporco che si apprestava a svolgere Tsipras e che poté permettersi di sfilarsi dalla pesante responsabilità di decidere del futuro della Grecia e del suo popolo perché era solo un comprimario la cui presenza, pur importante, non era fondamentale, tanto è vero che se ne andò senza causare altro che una leggera increspatura, persa in mezzo ai marosi di una scena agitata.

L'elegante Yanis se ne andò per non collaborare ad un ricatto sostanzialmente, pragmaticamente e funzionalmente inaggirabile, date le condizioni di effettivo e blindatissimo isolamento della Grecia, abbandonata da tutti, a cominciare dalla sinistra europea in tutte le sue pittoresche gradazioni di rossitudine.

Anni dopo, sfoderando un pragmatismo di cui prima non vi era stata alcuna traccia, invitò a votare Macron, nientemeno.

L'unica cosa, nelle condizioni date, che avrebbe potuto fare Tsipras per sottrarsi al ricatto teutonico, sarebbe stata di aderire alla proposta di Putin di trasferire la Grecia nell'orbita russa, grazie all'assegno che Zar Vladimir era, forse, pronto a staccare.

In pratica si trattava di passare da una sudditanza all'altra, ma mettendosi al centro di un conflitto politico e geostrategico del quale ne avrebbero fatte le spese, ancora una volta, i greci.

Alla fine Tsipras fece la sua scelta, il lavoro sporco di cui sopra, e lo fece sapendo benissimo ciò cui andava incontro, tra cui, ma molto in fondo al novero delle priorità, la sbrigativa condanna di compagni che hanno le idee chiare su tutto, tranne che sul campo delle effettive potenzialità e opzioni delle situazioni reali, ovvero della dimensione dialettica della realtà.

Alle soglie del secondo decennio del secolo la Grecia, che nel frattempo non è divenuta una dittatura nazionalsocialista ed ha affrontato il disastro pagando un prezzo salatissimo, emergendone con alcuni risicati e insufficienti miglioramenti, riconsegnò il governo agli stessi borsari neri che crearono il disastro e che avevano, ed hanno tuttora, sulle mani, loro e non Tsipras, il sangue e le sofferenze di un popolo intero.

Varoufakis, il nobile non collaborante e dal pedigree intonso, girava inutilmente nei consessi internazionali a proporre una creatura, DiEM25, ancor oggi viva, ma per un pelo e quietamente irrilevante.

Tsipras gestì quello che poteva nei limiti del possibile, e ne pagò le conseguenze, inevitabilmente. Non vi furono reali alternative al suo governo, perlomeno che non sbandassero seccamente sulla destra estrema.

L'incendio venne domato, ma con molti tizzoni ancora sotto alla cenere e la casa ridotta ad un disastro. Mi venne allora di fare un paragone con il capitolo de I Fantastici Viaggi di Gulliver nel quale il protagonista spegne l'incendio del palazzo dell'imperatrice lillipuziana orinandovi sopra... incendio domato, tutti sono soddisfatti dello scampato pericolo... ma Gulliver diventa immediatamente persona non grata.

Il popolo è sovrano, si espresse e depose Tsipras. E' la democrazia e si può solo solo prenderne atto, insieme al fatto che la persona umana è normalmente di corta memoria e poco avvezza al pensiero complesso.

Da noi abbiamo una sedicente sinistra, composta in realtà da dorotei di scarso acume, che pretende di avere dovuto seguire un percorso di scelte strategicamente obbligate, cui intestare la ragione per la quale siamo governati da una destra neofascista bieca ed impresentabile, ma non è vero.

Nessun Renzi, nessun Veltroni, o Letta, o Gentiloni si è mai trovato nell'angusta strettoia in cui venne costretto Tsipras, ma tutti loro, soprattutto il primo, il guappo fiorentino, hanno fatto scelte precise estratte da un ventaglio piuttosto ampio di possibili strategie, ed hanno invariabilmente scelto il collaborazionismo con il costrutto liberista, pur avendo la facoltà di resistervi con possibilità di successo assai superiori a quelle, nulle, che ebbe Tsipras.

E ancora devono succedere cose.


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Dossier terrorismo

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