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Parlate ancora della resistenza
di
Rossella Ahmad
Yitzhak Brik, generale in pensione dell'esercito israeliano, rivela ciò che lo stato coloniale tenta di occultare da venti mesi: Hamas ci ha sconfitti, è tempo di guardare in faccia alla realtà.
Non solo: la resistenza palestinese è tornata al massimi livelli di operatività pre-"guerra", con oltre 20.000 uomini impegnati dai tunnel a contrastare l'avanzata dell'esercito coloniale nell'enclave bombardata giorno e notte per spezzarne la volontà.
Ora, io capisco che di fronte alle immani distruzioni operate a Gaza, e soprattutto di fronte all'eccidio di un numero spropositato di palestinesi, sembri blasfemo ragionare in questi termini, ma bisogna fare uno sforzo e astrarsi per un attimo dalla devastante contabilità dell'orrore. Se ragioniamo in termini puramente militari, non c'è dubbio che Brik abbia ragione. Del resto, non è facile per un sionista venire a patti con la realtà e raccontarla con crudo pragmatismo.
Non deve essere facile soprattutto considerando la smisurata superiorità militare da cui parte israele, forte di un apparato bellico tra i più letali al mondo ed appoggiato, rifornito e finanziato dall'intero occidente, Stati uniti compresi, senza soluzione di continuità.
Ma è necessario riportare coi piedi sulla terra una popolazione in bancarotta mentale ed etica, convinta che sia possibile cancellare coi missili un'idea che è metafisica, trascendente quasi.
Non è la prima esternazione in questo senso da parte dell'ex-militare.
Già nel 2018, e ancor più in seguito, Brik criticò severamente la preparazione dell'idf e del Ministero della Difesa rispetto ad una guerra regionale in Medio Oriente - loro ragionano sempre in termini di guerre future - guadagnandosi la nomea di "profeta di sventura".
Oggi, dopo una campagna di annichilimento che dura da oltre venti mesi, le sue parole analizzano con ancora maggiore realismo la situazione sul terreno:
"Gli obiettivi dichiarati della guerra – “spingere Hamas al collasso” e “liberare tutti gli ostaggi attraverso la pressione militare” – non sono stati raggiunti. Se continuiamo a combattere a Gaza facendo raid e razziando gli stessi obiettivi, non solo non faremo crollare Hamas, ma crolleremo noi stessi. Non potremo effettuare questi raid ripetuti per molto tempo, perché l’IDF diventa ogni giorno più debole e il numero dei morti e dei feriti tra i nostri soldati aumenta. D’altro canto Hamas ha già rimpinguato le sue fila con nuovi combattenti.
Molti riservisti non accettano più di arruolarsi. I soldati reclutati sono esausti e perdono le loro capacità professionali a causa della mancanza di formazione, e alcuni di loro abbandonano i corsi prima di completarli. L’economia, le relazioni internazionali e la coesione sociale di Israele sono state gravemente danneggiate da questa guerra di logoramento sia contro Hamas che contro Hezbollah, una guerra che continuerà nel nord e nel sud finché l’esercito israeliano rimarrà a Gaza".
Riferendosi all'ultima operazione "Carri di Gedeone", dichiara: "Proprio come i vertici politici e militari hanno mentito all'opinione pubblica durante la guerra, dichiarando ripetutamente che era questione di giorni prima che Hamas si arrendesse... le stesse menzogne dei vertici politici e militari continuano anche ora".
Qualche riflessione è d'obbligo. Soprattutto da parte dei fustigatori occidentali della Resistenza, i quali, comodamente seduti sul divano di case climatizzate e non ancora rese lecite per l'appropriazione in punta di mitra da parte di orde coloniche di immigrati, si attribuiscono il diritto di stabilire cosa sia giusto per un popolo in cattività da quasi cento anni, quali le mosse più opportune e toghe.
Ed in verità vi dico che non esistono mosse alternative rispetto a quella posta in essere dalla Resistenza. Con tutto il carico enorme di sofferenza che ciò ha comportato, e la cui responsabilità ricade interamente sulle spalle della comunità internazionale.
Ci pensavo ieri sera, mentre guardavo alcuni video che danno l'esatta misura della posta in palio: una colona canadese diversamente semita fa video inconsueti per essere un'ortodossia, in cui balla allegramente, ride mentre annoda i turbanti sulla testa e cerca di convogliare un'immagine rassicurante per i coloni che vogliano immigrare nella Palestina occupata: venite pure. Qui stiamo molto bene, nessuno ci torce un capello e possiamo fare il caxxo che ci pare.
Sono video disturbanti come pochi, all'ombra di un genocidio che lei saluta con allegria, tra un balletto ed il furto ostentato delle risorse palestinesi, all'interno di quattro mura trafugate ai morti di Gaza, ai profughi delle tende, ai martiri di ogni epoca.
Parlate ancora della resistenza, dai.
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