 |
Strage di via D'Amelio: si riapra il processo
di
Santina Sconza *
E' un colpo al cuore quella teca con la borsa di Paolo Borsellino alla Camera dei deputati.
No, non riesco a rassegnarmi, quella borsa mezza distrutta, vuota che dovrebbe essere fra i reperti della strage è lì come un trofeo, come se fosse la vittoria dello stato sulla mafia ma non è così.
Ha ragione lo scrittore Gianni Barbacetto che in un articolo sul Fatto Quotidiano scrive:
"...La borsa di Paolo Borsellino, è un omaggio dello Stato che però, a saper guardare, si trasforma nel suo contrario: un impietoso atto d’accusa allo Stato, l’esposizione di un trofeo dell’antistato. Quello che c’è e si vede – la borsa – rimanda a quello che non c’è e non si può vedere – l’agenda rossa – che è stata sottratta da quella borsa da uomini dello Stato e ancora oggi, 33 anni dopo, è tenuta nascosta con i suoi segreti. Quella presenza dentro la teca evoca un’assenza. Il contenente richiama inesorabilmente il contenuto, scomparso, diventando una silenziosa ma eloquente requisitoria."
Quella borsa nella teca racconta di una storia infinita, di veri servitori dello stato lasciati soli, di uomini dello stato massoni, corrotti che hanno vinto e che oggi rappresentano questo governo.
Bisognerebbe ritornare indietro al 1992 dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio, bisognerebbe rileggere gli atti del pentito Leonardo Messina che fu audito da Paolo Borsellino ma non verbalizzato e che il 4 dicembre dello stesso anno venne sentito in audizione dalla Commissione Parlamentare Antimafia
presieduta dall'onorevole Luciano Violante e fecero particolare scalpore le sue rivelazioni riguardanti i rapporti da lui intrattenuti con agenti del SISDE e l'esistenza di un piano di Cosa Nostra, in accordo con imprecisate forze politiche, mirato alla secessione dell'Italia.
Fu Leonardo Messina il primo collaboratore di giustizia a mettere a verbale il nome di Giulio Andreotti come referente politico di Cosa Nostra e fu anche l'unico a sostenere che il senatore a vita fosse stato "punciuto", cioè formalmente affiliato all'organizzazione mafiosa, disse tanto e fu anche il primo collaboratore a parlare della cosiddetta "Stidda" e dell'esistenza di un sistema di spartizione degli appalti pubblici in Sicilia tra grandi imprese e cosche mafiose.
Rese anche importanti ed inquietanti rivelazioni sulla Massoneria deviata e i suoi rapporti con Cosa Nostra, nonché sulla formazione della Lega Nord, da lui indicata come "creatura di Andreotti, Miglio e della Massoneria".
Alla presentazione del suo libro 'Traditi la mia verità sui misteri di Palermo e sulla magistratura', l'ex procuratore aggiunto Antonio Ingroia ha proferito queste parole
“Che Leonardo Messina abbia detto che fuori verbale dichiarò queste cose mi fa capire cosa avesse già in mente Borsellino, ed è probabile che queste cose le abbia trasfuse nell’agenda rossa e magari fu uno dei motivi dell’accelerazioni della strage. E magari era una delle cose più preziose che non si dovevano conoscere del contenuto dell’agenda di Paolo”.
C'è tanto per potere riaprire il processo e ha ragione Salvatore Borsellino: l'agenda è nelle mani dei servizi segreti.
Anche Salvatore Borsellino con i suoi 83 anni e i recenti problemi di salute continua a lottare, ora che Paolo e Rita non ci sono più:
“L’anno scorso ero sul punto di andarmene, ho avuto grossi problemi fisici, se sono ancora in vita è anche per non dare questa soddisfazione a Mario Mori che è entrato in tutte le cose peggiori del nostro Paese”.
Si Salvatore Borsellino il cui account TikTok, utilizzato per diffondere messaggi di sensibilizzazione contro la criminalità organizzata, è stato oscurato fino al 2035, una misura che ha sollevato pesanti critiche e interrogativi a livello europeo.
Vogliamo la riapertura del processo, non possiamo rassegnarci, noi siamo insieme a tutti coloro che vogliono riaprire il processo per la verità e giustizia.
* Coordinatrice della Commissione Mafia e antimafia dell'Osservatorio
 
Dossier
diritti
|
|