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Progetto di sterminio delle popolazioni slave
di
Rinaldo Battaglia *
PODHUM, 12 LUGLIO 1942 – XX DELL’ERA FASCISTA.
Il massacro di Podhum è solo una delle tante atrocità, generate dal nostro progetto di sterminio delle popolazioni slave, sui territori da noi annessi e conquistati dopo l’invasione della Jugoslavia, nell’aprile 1941.
Era un progetto molto chiaro, ben studiato, dove nulla era lasciato al caso.
Tutto partiva dal 1 marzo 1942 quando il generale Mario Roatta, comandante in capo della Seconda Armata e ‘lunga manus’ di Mussolini in quelle terre, firmava la Circolare ‘3-C’, dagli storici definita come la ‘dichiarazione di guerra al mondo civile slavo’. Una bibbia di 200 pagine, consegnata ad ogni ufficiale del Regio Esercito e che si basava su due punti focali:
1) - lo spopolamento delle popolazioni slave, tramite la deportazione dei civili in campi di concentramento fuori-zona ed il massacro dei ‘ribelli’ che ‘armi in pugno’ si opponevano, inevitabilmente, al progetto, ma anche dei ‘potenziali’ ribelli, vale a dire tutti i maschi dai 15 ai 65 anni, a prescindere dallo loro colpevolezza o meno.
2) - l’arrivo in massa di italiani, in loro sostituzione, dopo aver attivato la ‘bonifica etnica’ della zona, come era già avvenuto con successo nelle terre paludose dell’Agro Pontino. Ma là i nemici da sconfiggere e da sostituire erano le zanzare.
La sintesi venne riepilogata in un nuovo comandamento: “non dente per dente, ma testa per dente”. Non così bene codificato, ma già realizzato con altrettanto successo e gloria, in terra di Abissinia, solo pochi anni prima. Magari ricorrendo là anche all’uso dell’iprite, contravvenendo a tutte le regole internazionali, firmate anche dallo stesso Mussolini, a Ginevra nel luglio del 1929.
Si può, anche in questo caso, utilizzare il termine spaventoso di ‘Soluzione Finale’. Solo 38 giorni prima della promulgazione della nostra Circolare 3-C, sul lago Wanssee nella notte tra il 20 ed il 21 gennaio ’42 Reinhard Heydrich e i suoi fidi collaboratori, tra cui Adolf Eichmann, per conto di Hitler ed Himmler, definirono il piano operativo per lo sterminio totale di 12 milioni di ebrei.
I nazisti puntavano ad eliminare tutti gli ebrei dalle terre da loro conquistate in Europa, noi italiani – più in piccolo – tutti gli slavi dalla fetta di Jugoslavia di nostra competenza. Con ovvio reciproco aiuto e fattiva collaborazione.
La Storia ci ha scritto come andò a finire, con pagine di ignobili atrocità e con atroci conseguenze, che - in quelle terre insanguinate - presero anche il nome di foibe.
Resta a noi - figli dei figli di quegli anni - ricordare tutti quei crimini.
E’ l’unico modo che conosciamo, per dire che non dovrà mai più accadere e che ci obbliga – in ogni parte del mondo, in ogni tempo, come l’attuale - ad essere costantemente vigili e consapevoli dei rischi possibili e reali che sempre esistono.
Senza reticenze, senza giustificazioni d’ufficio in quanto ‘italiani’. Senza sconti per nessuno, perché nessuno qui merita sconti.
Per quanto alti siano i muri dell’ignoranza storica che manteniamo a nostra difesa, già da oltre 80 anni, noi italiani abbiamo perso il diritto di ‘non essere giudicati’ o ‘sentirsi innocenti’. O per dirla con più poesia: per quanto ci crediamo ‘assolti’, per sempre - per la Storia - siamo stati troppo ‘coinvolti’.
7 luglio 2025 – 83 anni dopo – Liberamente tratto da ‘A Podhum io scrivevo sui muri’ – ed. AliRibelli - 2022
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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