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Lettera al Direttore del Corsera 11 anni fa, estremamente attuale
di
Claudio Grassi
Lettera aperta al direttore del Corriere della Sera.
Caro Direttore,
ho letto con vera commozione l'articolo che il suo giornale ha dedicato ai tre ragazzi israeliani barbaramente assassinati.
Ho anche io dei figli e posso immaginare il dolore atroce che i genitori di quelle giovani vite stiano vivendo in questo momento.
Ragazzi sorridenti, felici che - come dice l'articolo - amavano il cinema e amavano viaggiare.
Chi li ha uccisi è un criminale e non ha nessuna attenuante e giustificazione.
Tuttavia, caro direttore, devo dirle che sono disgustato, anzi schifato dal suo giornale e dal suo modo di fare giornalismo.
Compro il Corriere della Sera tutti i giorni, da tanti anni.
Ebbene non ho mai avuto la possibilità di leggere un articolo analogo, con eguale rilievo, che ci parlasse dei tanti giovani palestinesi che, a migliaia, in questi anni, sono stati uccisi, sequestrati, torturati.
Eppure anche loro hanno un nome, un sorriso, dei sogni, dei genitori, un popolo che soffre quando muoiono.
Perché sul suo giornale non ho mai potuto vedere una loro foto (anche loro sorridono), non ho mai potuto leggere i loro nomi e non mi sono potuto commuovere nel leggere le loro storie?
La loro vita vale meno?
Allora sa cosa le dico, caro direttore, che il dolore che esprimete in quell'articolo per quelle giovani vite, è falso, strumentale e ipocrita, perché è a senso unico.
E le dico anche che quello che praticate non è giornalismo, ma becera propaganda, al servizio - come sempre avete fatto - di chi comanda e dei potenti.
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