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Quando i ricchi brigano
di
David Cappellini
Il 3 settembre 1969 nella villa di Gianni Agnelli si ritrovarono a cena 5 grandi industriali, tra cui ovviamente il padrone di casa e Pirelli.
Discussero convivialmente del grande sciopero promosso dal sindacato unitario, mai così unito e compatto, indetto per l' autunno successivo, che chiedeva i salari più alti e i il riconoscimento dei diritti sindacali all' interno delle fabbriche, dove vigevano ancora le regole feudali dell' 800.
Il capitalismo italiano potenziato dai governi di csx nel decennio appena concluso, manteneva aspetti arretretrati parallelamente alla modernizzazione iniziata nel 1960 e aveva maturato una certa consapevolezza della necessità di adeguare i diritti sociali a quelli degli stati europei più moderni. Questa presa di coscienza si era fatta strada tra la popolazione sempre più alfabetizzata, creando una nuova sinergia tra il movimento operaio e quello studentesco.
Questa fusione tra proletariato tradizionale e piccola e media borghesia, i cui figli occupavano licei e università, preoccupava la grande borghesia industriale che non ammetteva concessioni sul costo del lavoro e sul dumping salariale.
La storia recente italiana si sviluppa da queste premesse e ad oggi non è ancora arrivata ad una sua conclusione. Ma quello che mi pare paradigmatico anche a fronte dei recenti sviluppi di stretta autoritaria e addirittura di spionaggio politico da parte degli apparati di sicurezza, è la fonte da cui si è saputo della cena in casa Agnelli.
La fonte non fu nessuno dei convitati, né nessun domestico curioso di casa Agnelli, che aveva origliato per caso, ma lo UAAR in una nota confidenziale trasmessa al Ministero degli Interni. Lo UAAR era l' Ufficio Affari Riservati promosso dai Ministeri della Difesa e degli Interni e presieduto da Umberto Federico D' Amato, condannato recentemente come uno dei mandanti della strage alla stazione di Bologna.
Nessuna spia fino a qui, ma una sinergia completa tra industriali (Confindustria) e apparati dello Stato, per monitorare la situazione alla vigilia di quel '69, che in Italia sarebbe durato più a lungo che in qualsiasi altro paese, occidentale e orientale. Uno dei partecipanti o tutti e 5, avevano informato i servizi delle loro decisioni.
Guarda caso i cinque industriali si lamentavano durante la cena, del fatto che solo due giornali, Corriere della Sera e Sole 24 Ore, avessero preso apertamente posizione contro lo sciopero del 19 Novembre successivo, per cui urgeva una campagna d'informazione che coinvolgesse anche i giornali più recalcitranti, contro lo sciopero ed i sindacati e più in generale, contro questo nuovo soggetto sociale che minava l'ordine borghese.
Da quel 1969 mosse il periodo delle stragi e dei tentati golpe, conclusosi solo negli anni 80. Le classi dirigenti sono da sempre saldate tra di loro, usano la politica e l'informazione e cercano di anticipare gli eventi. E per anticiparli, usano mezzi leciti ed illeciti, brigando poi per trasformare ciò che fanno di illegale, in legale.
Cosa è cambiato nella sostanza, in oltre mezzo secolo? Che il capitalismo è globale e la borghesia capitalistica meno domestica e più cosmopolita? Questo non basta per far cambiare l'umore di chi detiene il potere economico e quindi politico, anzi ne radicalizza ulteriormente le scelte.
 
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