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06 luglio 2025
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Una chiamata alla partecipazione contro la guerra
di Corrado Poli*

Ieri avevo sollecitato un referendum sull’aumento delle spese militari e sull’adesione alla NATO da celebrarsi in Italia e in Europa. La proposta si ispira all’iniziativa promossa dal governo di centrosinistra della vicina Slovenia.

Una simile iniziativa avrebbe un impatto politico rilevante… e per questo sarebbe contrastata con tutti i mezzi dal regime che regge l’Europa e da quelli che governano i singoli Stati.

Si discuterebbe della guerra a cui si stanno silenziosamente preparando gli oligocrati.

Si è insegnato a concepire la legge (e la Costituzione) come qualcosa che inibisce l’azione anziché incoraggiarla.
Prevale l’idea autoritaria che “tutto ciò che non è espressamente permesso, è vietato”.

Al contrario, un principio essenziale della democrazia liberale presume che “tutto ciò che non è espressamente vietato, è permesso!”.

Tra questi i referendum promossi da cittadini senza bisogno di autorizzazioni. Inoltre, quasi tutte le Regioni e gli Enti locali prevedono la celebrazione di referendum ufficiali regolati da leggi.

Perché non promuoverli allo scopo di informare l’opinione pubblica e invitarla a esprimersi? Le ricadute politiche sarebbero notevoli a meno che non intervenga una pesante repressione.

L’educazione civica – quando è insegnata male, cioè spesso – diventa una serie di regole burocratiche inibenti.

Così, alla mia proposta di referendum sulle spese militari e sull’adesione alla NATO, alcuni cittadini terrorizzati affermano con sicumera (credendo di dimostrare competenza perché l’hanno imparato alle elementari da qualche maestro ignorante) che l’art. 75 Cost. esclude dai temi di referendum (ma si tratta solo di quello abrogativo!) quelli riguardanti bilancio e trattati internazionali.

La disinformazione e la diseducazione civica hanno imbalsamato democrazia e riposto la Costituzione in un sarcofago.

I referendum, anche se dichiaratamente consultivi, non possono essere ignorati dai governi.
Attiviamoci!

* Componente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio, già Docente di Geografia Politica e Urbana, Johns Hopkins University, Baltimora


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