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Cattivi amici dell'Ucraina
di
Paolo Mossetti
Ennesimo, evitabilissimo momento imbarazzante per l'establishment politico liberal-nazionalista ucraino, non solo incapace di emarginare l'estrema destra neonazista, ma spesso addirittura soggiogato da essa.
L'ultimo desolante episodio riguarda un'intervista del nuovo direttore dell’Istituto della Memoria Nazionale ucraino, Oleksandr Alfiorov. No, non lo facciamo notare per disfattismo né per dispetto, ma perché teniamo al destino degli ucraini e alla loro autonomia.
Ha detto Alfiorov che Putin non può essere paragonato a Hitler, poiché perlomeno Hitler era «istruito, un artista, cresciuto nella filosofia e cultura tedesca» (nonostante Hitler non avesse una laurea). Ha poi detto che i russi non possono essere paragonati ai tedeschi del periodo nazista, definendoli «peggiori degli orchi, più simili a goblin», mentre i tedeschi sarebbero un popolo «culturale» e di «alta civiltà».
Alfiorov, nominato dal governo Zelensky, sostiene inoltre che la Russia non è una nazione slava, perché «contaminata» da altri elementi etnici (non-slavi), un’idea suprematisti bianca molto diffusa peraltro negli sciami online NAFO. Alfiorov non è uno qualunque: è un ex-membro del battaglione Azov.
Sergey Radchenko, storico filoucraino, ha tradotto e commentato i passaggi più controversi dell'intervista, restandone allibito. E ha ragione. Questi discorsi non sono solo razzisti e disumanizzanti, ma anche terribilmente dannosi per la causa ucraina: forniscono materiale propagandistico alla Russia e allontanano sempre più giovani occidentali dall'immagine romanticizzata della resistenza (da qui anche l'assenza di bandiere ucraine alle manifestazioni)
Non si dovrebbe nominare a capo di un’istituzione pubblica una persona con simili vedute. Si doveva fare molto di più per frenare, o quantomeno affrontare questa deriva. E molti di noi che scriviamo siamo stati cattivi amici dell'Ucraina.
 
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