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05 luglio 2025
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Trump deporta in Sud Sudan migranti di altri Paesi
di Aurora Gatti

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha aperto la strada all'amministrazione Trump per espellere in Sud Sudan otto uomini detenuti in una base militare statunitense a Gibuti, nonostante solo uno dei detenuti sia originario del Paese. La decisione segna un'applicazione controversa della legge statunitense sull'immigrazione, che consente le espulsioni verso Paesi terzi con cui i detenuti hanno pochi o nessun legame.

La sentenza fa seguito a una decisione più ampia della maggioranza conservatrice della Corte, che consente al governo statunitense di espellere individui verso Paesi terzi, anche quando questi ultimi affrontano potenziali rischi e non hanno legami personali, familiari o culturali con il Paese di destinazione. L'ingiunzione della corte di grado inferiore imponeva ai funzionari di dare ai detenuti l'opportunità di dimostrare un "ragionevole timore" di tortura, persecuzione o morte prima che tali espulsioni potessero procedere. Tale garanzia è stata ora aggirata.

Trina Realmuto, direttrice esecutiva della National Immigration Litigation Alliance e avvocato dei detenuti, ha condannato la decisione, avvertendo che gli uomini potrebbero essere immediatamente arrestati o in pericolo al loro arrivo in Sud Sudan. "Si trovano in condizioni pericolose", ha affermato, citando serie preoccupazioni circa la sicurezza e la legalità del trasferimento.

I giudici liberali Sonia Sotomayor e Ketanji Brown Jackson hanno espresso un forte dissenso. Sotomayor ha criticato aspramente quello che ha definito un trattamento preferenziale per il potere esecutivo, scrivendo: "Ciò che il governo vuole fare, concretamente, è trasferire gli otto cittadini stranieri che ha illegalmente rimosso dagli Stati Uniti da Gibuti al Sud Sudan, dove saranno consegnati alle autorità locali senza considerare la probabilità che subiscano tortura o morte".

Ha aggiunto: "L'ordinanza odierna chiarisce solo una cosa: gli altri litiganti devono seguire le regole, ma l'amministrazione ha la Corte Suprema a portata di mano".

Sebbene la maggior parte degli uomini provenga da paesi come Vietnam, Corea del Sud, Messico, Laos, Cuba e Myanmar, solo uno proviene dal Sud Sudan. A tutti e otto gli uomini non è stata comunicata la loro destinazione finale di espulsione fino all'ultimo minuto.

Ognuno di loro aveva precedenti penali ed era soggetto a un "ordine di espulsione" dopo l'incarcerazione. Un detenuto, Tuan Thanh Phan, emigrato negli Stati Uniti dal Vietnam da bambino, aveva programmato di tornare nel suo paese d'origine dopo aver scontato la pena per un omicidio commesso all'età di 18 anni, legato a una gang.

Invece, agli uomini è stato comunicato che sarebbero stati trasferiti in Sudafrica e gli è stato chiesto di firmare documenti che attestassero la loro espulsione. Al loro rifiuto, i funzionari hanno dirottato il trasferimento in Sud Sudan.


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