Vittime di mafia: Arturo
di Pino Maniaci

Lui era Arturo Caputo. Aveva sedici anni ed era uno studente di ragioneria.

Quella sera si era organizzato coi suoi amici Vincenzo e Giuseppe per andare a mangiare un gelato; si ritrovarono al bar di Strongoli Marina, una grande stanza rettangolare divisa in due: dall'altra parte c'era una pizzeria con qualche decina di tavoli, dove una ventina di persone si erano fermate per mangiare una pizza e seguire le semifinali Inghilterra-Germania.

Arturo e i suoi amici davano le spalle all'ingresso: non sapevano che da lì a poco, all'interno di quel locale pieno di gente, si sarebbe scatenato l'inferno. Seduto a uno di quei tavoli c'era il boss Scalise, su cui pendeva una condanna a morte decretata dal clan rivale.

Il 4 luglio 1990, proprio mentre i tedeschi battevano gli inglesi ai mondiali, un killer armato di fucile a pompa fece irruzione all'interno della pizzeria e seminò il terrore, sparando sei colpi in direzione del tavolo del boss.

Arturo non fece in tempo a fare nulla: quella scarica infinita di proiettili lo colpì in pieno e morì sul colpo, mentre Vincenzo e Giuseppe rimasero feriti. Scalise riuscì a fuggire ma fu inseguito dal sicario che lo uccise a bruciapelo in bagno.

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