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03 luglio 2025
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Sicilia: cose oscure nelle procure
di Santina Sconza *

Calogero Sortino ex collaborate di Tinebra 'Sebastiano Ardita veniva intercettato'.

Che accade? È luglio l'anniversario della strage di via D'Amelio, le lingue si sciolgono e il giornale La Verità è un fiume d'inchiostro. Dopo la perquisizione nelle case del defunto Procuratore di Catania Tinebra per trovare l'Agenda Rossa di Paolo Borsellino, ora si scrive del Procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita e dei suoi rapporti con l'ex procuratore Tinebra quando era direttore del Dap. A parlare è il maresciallo Calogero Sortino, ha collaborato per anni con il direttore del Dap Tinebra e racconta dello scontro tra i due magistrati per il “Protocollo Farfalla”.

Che cos'era il “Protocollo Farfalla” un accordo segreto tra Dap e servizi che consentiva agli 007 di avere rapporti diretti con i boss reclusi senza delibere, timbri o controlli. Un lascia passare in seno alle sezioni più delicate dei penitenziari dove gli 007 riuscivano a influenzare (talvolta con l’intimidazione) mafiosi di rango che intendessero collaborare con la giustizia. Così si legge nel quotidiano La Verità.

"Dopo un'iniziale collaborazione Tinebra e Ardita si scontrarono aspramente, in particolare sul cosiddetto Protocollo Farfalla che consentiva agli uomini dei servizi segreti interni, guidati allora dal generale Mario Mori, di avere libero accesso ai collaboratori di giustizia".

"La tensione peggiorò sempre di più specie dopo il pentimento di un mafioso di spicco, Nino Giuffrè. Il dottor Tinebra si lamentò del fatto che il dottor Ardita non lo aveva informato. Mi ordinò di non frequentarlo e di cancellare anche il suo numero telefonico dalla mia rubrica." Poi racconta che Sebastiano Ardita venne intercettato, intercettazione voluta sicuramente da Tinebra.

Il magistrato, intervistato dal quotidiano La Verità, afferma: I rapporti furono spesso tesi anche se “dall’esterno apparivano più che normali, anche perché era umanamente simpatico e affabile. E, comunque, non avrei mai potuto permettermi di andare a uno scontro aperto, perché avrebbe significato soccombere. Solo una volta persi la calma, tanto che dovette entrare la segretaria nella stanza per capire se andasse tutto bene. Tinebra era copertissimo a destra e a sinistra, dentro e fuori la magistratura. Anche coloro che lo detestavano, in nome del quieto vivere tra correnti, non lo attaccarono mai e preferirono gli accordi di non belligeranza.
Di questo ero ben consapevole, avendo chiaro quel che era successo al collega Alfonso Sabella, che, dopo aver denunciato i pericoli della sopracitata dissociazione, venne emarginato e costretto a lasciare l’ufficio ispettivo”.

Il magistrato catanese rammenta che “a un certo punto, per me la vita era diventata impossibile. Venivo costantemente isolato o scavalcato. Un giorno arrivarono anche due pacchi bomba, uno per me e uno per Tinebra. Erano pieni di esplosivo, di chiodi e di bulloni e potevano uccidere. L’indagine della procura di Roma fu subito orientata sulla pista anarchica, perché altri plichi erano stati mandati con analoga modalità. Per questi furono trovati gli autori e celebrati i processi. Gli unici pacchi per i quali non si riuscì a individuare il responsabile erano quelli arrivati al Dap. Nonostante fosse una vicenda inquietante, lui reagì con un atteggiamento quasi di sfida. A un giornalista disse: ‘Non me ne può fregare di meno.’ Io rimasi sgomento e tutt’oggi giudico quella storia francamente oscura".

Vicende oscure che accadono spesso in varie procure, ricordiamo non solo a Catania anche a Palermo.

Ah se fosse vivo il Presidente del Tribunale dei minori Gianbattista Scidà, lui si che avrebbe tanto da raccontare, in vita tentò ma come si sa "Nemo profeta in patria".

E i politici in tutti questi anni in silenzio, anche quando era Vicepresidente della Commissione Antimafia Nichi Vendola che pur sapendo di molte vicende che accadevano a Catania riuscì o volle fare ben poco, destra e sinistra tutti allineati e coperti come accade sempre. Oggi si cerca di scoprire la verità, ma qual è non si ha da sapere, quella famosa Agenda Rossa di Paolo Borsellino o è stata distrutta o è nascosta nei caveau dei servizi segreti per ricattare.

* Coordinatrice Commissione Mafia e Antimafia dell'Osservatorio


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