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03 luglio 2025
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Camorra: so di dover morire
di Pino Maniaci

"So di dover morire, me lo hanno detto ma non ho paura, io sono un carabiniere".

Furono le ultime parole che Salvatore Nuvoletta disse a sua madre prima di essere assassinato. Aveva vent'anni e da poco era riuscito a realizzare uno dei suoi sogni più grandi, quello di indossare la divisa.

Si arruolò a soli diciassette anni, con la maturità e la consapevolezza di un uomo e subito fu trasferito alla caserma di Casal di Principe.

Qui, nel giugno del 1982, alcuni carabinieri furono coinvolti in un conflitto a fuoco con alcuni camorristi, nel corso del quale venne ucciso Mario Schiavone. Un affronto imperdonabile per il boss Salvatore Schiavone, che decise di punire l'Arma ammazzando uno dei suoi uomini.

Fu scelto Salvatore Nuvoletta, anche se il giorno in cui venne ucciso Mario Schiavone lui era di turno in caserma e quindi non partecipò alla sparatoria. Ma la camorra aveva già deciso che a morire doveva essere proprio lui, forse perché il più giovane.

Il 2 luglio 1982, Salvatore era libero dal servizio e si trovava nel negozio dei suoi genitori a Marano di Napoli, suo paese natale. Stava giocando con un bambino di appena nove anni, quando in lontananza si sentì chiamare: fece appena in tempo a spingere il piccolo alla sua sinistra per metterlo in salvo, che subito venne crivellato di colpi.

Morì così, davanti agli occhi di sua madre e di quel bambino innocente, al quale poco prima aveva promesso un regalo tanto desiderato: una Bmx nuova di zecca.

A noi, come sempre, il compito di tenere viva la memoria.


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