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Come Meloni potrebbe pensare di salvare capra e cavoli
di Elisa Fontana
La postura di questo mirabile governo che non ha fatto un plissé davanti alla richiesta dell’amico Donald di aumentare le spese della difesa per la Nato al 5% del pil e che, anzi, ha indotto la nostra presidenterrima a dichiarare sicura che “non un euro sarà sottratto ai cittadini”, mi induce a riflettere seriamente al di là della babele quotidiana cui siamo sottoposti.
Certo, quelle di Meloni potrebbero essere sicuramente parole di propaganda, l’esercizio in cui riesce meglio come ampiamente dimostrato in anni e anni di onorata carriera. Certo, potrebbe essere un atto di genuflessione nei confronti dei desideri dell’amico Donald, non sarebbe il primo e nemmeno l’ultimo. Ma io credo che ci sia una terza via, una sorta di furbizia levantina, di grande bluff che la spinge a questi atteggiamenti apparentemente inconsulti.
Perché, secondo gli accordi, dovremmo sborsare una somma tale nel corso degli anni da far impallidire l’attuale e i prossimi ministri delle finanze, perché stiamo parlando di soldi che non ci sono e che pure abbiamo assicurato di spendere.
Ma, tanto per cominciare si comincerà a pagare dal 2027, anno di elezioni politiche. Se le perde il problema sarà di chi le vince. Se le vince bisognerà vedere in che condizioni politiche sarà Trump, se non sarà un’anatra zoppa dopo le elezioni di midterm e, comunque, il suo mandato scadrà nel 2028 e tanti saluti. Senza contare il fatto che nel frattempo potremo tranquillamente mettere in campo tutti i trucchetti contabili possibili e immaginabili. Abbiamo già cominciato con il Ponte di Messina, diventata opera militare strategica e la fantasia non mancherà di venirci in aiuto…
Ma intanto, nulla ci impedirà di fare una bella infornata di armi che non serviranno ad una difesa comune inesistente, ma faranno tanto felici le lobby delle armi che non mancheranno di ricordarselo, perché si sa, un missile è per sempre.
Tanto, se ci dovessero essere problemi di soldi, si potrà chiedere un bel prestito che ricadrà sulle generazioni future e si potrà sempre dire “ce lo chiede l’Europa”, che è come il sim sala bim del mago Silvan, apre tutte le porte.
Quindi, direi che c’è da credere a Meloni quando dice “non un euro…”, per il semplice fatto che non ha nessuna intenzione di tenere fede all’impegno preso solennemente.
Ci sarà un po’ di supermercato delle armi a breve termine, ma per il resto faremo tranquillamente i fatti nostri, non come quello scriteriato di Pedro Sanchez che ha dichiarato cristallinamente che “con una scelta sovrana” non avrebbero aderito perché “passare dal 2 al 5 per cento ci costringerebbe a oltrepassare le nostre linee rosse, ci costringerebbe o ad aumentare drasticamente le tasse sulla classe media, o a ridurre drasticamente le dimensioni del nostro Stato sociale”. Davvero un dilettante.
Certo, le mie possono essere elucubrazioni di un pomeriggio estivo troppo caldo, ma se sbaglio mi corigerete…
 
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