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30 giugno 2025
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Democrazia: come l'Occidente la esportò in Congo
di Franca Zanaglio

ll 30 giugno 1960 si celebrava l'indipendenza della Repubblica Democratica del Congo, ex Congo belga.

Ho vaghi ricordi delle immagini in bianco e nero in TV sulla fuga dei coloni belgi terrorizzati.

Quel giorno Patrice Lumumba, eletto primo ministro, pronunciò queste parole: "Siamo orgogliosi sino nel più profondo del nostro animo, di aver dato vita ad una lotta che è stata di lacrime, sangue e fuoco, perché si trattava di una lotta nobile e giusta e necessaria per por termine all’umiliante schiavitù che ci hanno imposto con la forza.
Questa è stata la nostra sorte in ottant’anni di regime coloniale e le nostre ferite sono troppo fresche e dolorose per poter essere cancellate dalla memoria.
Potremo dimenticarcene noi che conosciamo il lavoro estenuante che non ci permette di soddisfare la nostra fame, vestire e abituare con dignità, educare i nostri figli come si richiede?
Uniti, fratelli miei, cominciamo una nuova lotta, una lotta sublime che deve portare il nostro paese alla pace, alla prosperità, alla grandezza.
Noi stabiliremo, uniti, un regime di giustizia sociale e assicureremo a ciascuno la giusta retribuzione per il suo lavoro.
Noi dimostreremo al mondo ciò che può fare il negro quando lavora in libertà e faremo del Congo un centro che irradierà luce su tutta l’Africa."

Pochi mesi dopo il governo democratico di Lumumba fu rovesciato ed il Presidente fu arrestato dalle forze golpiste del colonnello Mobutu i servizi segreti di Belgio, USA e Gran Bretagna.

Il 17 gennaio 1961, dopo esser stato seviziato, venne ucciso e fatto a pezzi da militari belgi.

"La storia un giorno giudicherà, ma non sarà la storia che s’insegnerà a Bruxelles, a Parigi, a Washington o alle Nazioni Unite, ma quella che s’insegnerà nei paesi africani liberati dal colonialismo e dai suoi fantocci".

Emblema della lotta africana contro il colonialismo, primo capo del governo della Repubblica democratica del Congo dopo l’indipendenza, Patrice Lumumba è ancora oggi un simbolo per tutta l’Africa.

Il belga Gérard Soete lo definì "un normale trofeo di caccia" e dichiarò di non provare rimorso per essere stato uno dei suoi carnefici e di aver fatto personalmente a pezzi, esattamente 34, il corpo del primo presidente democraticamente eletto in Congo e di averlo poi sciolto nell’acido per cancellarne ogni resto.

Una tremenda metafora: lo scempio del leader dell'indipendenza e della libertà come scempio della stessa lotta d'indipendenza, come riaffermazione di un potere schiavista su di un popolo considerato "cosa", proprietà di cui disporre, di un potere di vita e di morte su milioni di esseri umani privati di ogni diritto e soprattutto privati delle loro legittime risorse.

Lumumba fu la prima vittima eccellente della lotta africana per il riscatto e l'indipendenza, fu esempio per altri leader africani e per leader afroamericani come Malcolm X e Angela Davis.

La sua figura luminosa ha portato alla luce del sole smascherandole la storia e la realtà del colonialismo, imperialismo e capitalismo occidentale, ha schiaffeggiato l'ipocrisia della parte bianca del mondo e ne ha scosso alle fondamenta principi di superiorità morale e culturale sbattendole in faccia tutti i suoi orrendi crimini.

Dal Discorso alle Nazioni Unite del Dr Fred M'membe Presidente del Partito Socialista dello Zambia, le stesse da lui pronunciate davanti all'allora vicepresidente degli USA Kamala Harris in visita:
"Gli USA sono venuti in Africa per insegnarci la democrazia. Una nazione che ha sostenuto i regimi coloniali e l'apartheid opponendosi alla nostra liberazione oggi viene a insegnarci la democrazia. Un Paese che ha diretto numerosi colpi di stato in Africa in tutto il mondo e che ha ucciso Patrice Lumumba, Thomas Sankara, Muammar Gheddafi viene oggi a insegnarci la democrazia.
Un Paese nato e costruito sul genocidio, sulla schiavitù, sullo sfruttamento e sull'umiliazione di milioni di africani, oggi viene a insegnarci la democrazia.
Ci avevano detto che la sola via alla civilizzazione fosse quella occidentale e che l'Occidente fosse misura di modernità e civiltà. Oggi noi rigettiamo il dominio occidentale perché non è né corretto né democratico.
Fino a ieri l'Occidente ha plasmato un mondo di cui oggi ha paura. Un mondo non più sostenibile.
Lo sviluppo umano non è più possibile sulla base del saccheggio, della schiavitù e dell'umiliazione dei popoli.
Questa è l'arroganza razzista, l'arroganza imperialista occidentale. Non ci può essere democrazia sotto un impero coloniale.
Non c'è democrazia quando le decisioni su un paese sono dettate da un altro paese.
Non c'è democrazia quando le risorse di un paese sono sfruttate da un altro paese.
Un paese senza sovranità non può essere democratico.
Una colonia non può essere democratica.
Se non hai rispetto degli altri popoli, se non rispetti la sovranità di altri paesi non puoi ergerti a campione di democrazia.
Questo sistema ha fatto il suo tempo in favore di una nuova concezione di crescita e convivenza civile, relazioni di mutuo vantaggio, rispetto reciproco e solidarietà umana."

Va detto che Mobutu, l'inventore della cosiddetta cleptocrazia, restò saldamente al potere fino al 1997, depredando il suo popolo ed accumulando miliardi di dollari, reggendosi su un potere fatto esclusivamente di corruzione e violenza (a proposito dei benefici che nascono in un paese quando gli USA ci vanno a ficcanasare).

Ora concludo con una piccola riflessione sulla nostra sciagurata Unione europea.

Bruxelles venne scelta come sede in quanto posizionata esattamente al centro geografico dei paesi fondatori, divenendo capitale rappresentativa di un'idea d'Europa, di un'Europa che rivendica ancora una sua presunta superiorità culturale e morale sul mondo, che rivendica il proprio ruolo di maestra e custode di quel sacro Graal che viene comunemente denominato Democrazia.

Come per ogni paese europeo, e ci metto anche il nostro, che ancora debba platealmente lavare i panni sporchi del proprio passato, ai miei occhi il Belgio stona parecchio come sede dell'Istituzione europea.

Forse non sono a conoscenza di pubbliche scuse del Belgio alla Repubblica democratica del Congo, può essere una mia lacuna. Ma mi aspetterei che la cosiddetta Unione Europea dei valori umani e soprannaturali (da Antonio Tajani veniamo a sapere che le 12 stelle sul fondo blu hanno a che fare con la Madonna) oltre a condannare un giorno sì e l'altro pure la Russia per il suo presunto espansionismo, si battesse le mani sul petto recitando il Mea culpa e dichiarando davanti al mondo intero su quanto dolore e quanta ingiustizia sia stato costruito il nostro benessere.

Certo è come chiedere la Luna, vista la compagine razzista e suprematista, anche un po' nazista, della Commissione Von Der Bomben.


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