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24 giugno 2025
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Il parroco negli elenchi della polizia
di Roberto Neri

“In questi ultimi tempi non ha dato luogo a rimarchi di sorta”; grazie a tale delazione, dal 21 giugno 1933 un parroco non comparirà più nel rischioso -per lui- “elenco dei sovversivi” tenuto dalla polizia.

Non è insolito trovare religiosi inseriti nell’elenco; questo, don Giuseppe Carminati, è un bergamasco che nei primi anni del secolo scorso viene inviato a Stezzano come prevosto. Presto i carabinieri del posto notano che il nuovo curato si comporta da anti italiano.

Ricordiamoci che all’epoca tra il regno d’Italia e la Chiesa la convivenza non è ancora armonica come sarà invece con il regime fascista. E don Carminati sembra rispettare con maggior rigore la legge di Dio, anziché quella dello Stato, e diffida pure del nazionalismo, cresciuto con l’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale.

Come quando il 4 novembre 1918 vieta, senza successo, ad alcuni parrocchiani esaltati di suonare a distesa le campane della chiesa per festeggiare la vittoria italiana nel conflitto. Insomma, un tipo controcorrente.

Ovvio che, negli anni seguenti, l’irrompere del fascismo si scontri con l’ostilità del curato di Stezzano, che diviene un bersaglio. L’8 maggio 1921 una squadraccia lo va a cercare. Non lo trova, allora rientra alla base, a Grumello del Monte, dove si sfoga assalendo un gruppetto di attivisti del Partito popolare e uccidendone uno.

Tempo dopo si inaugurano i gagliardetti di varie sedi del Fascio aperte di recente. Don Giuseppe fa scandalo non benedicendo quello del suo paese e fregandosene della presenza dell’onorevole bergamasco Suardo, futuro membro del governo Mussolini, e dell’onorevole bresciano Bonardi, ex liberale passato tra le camicie nere.

Quando poi il podestà di Stezzano, per formare una banda musicale, coinvolge i giovani della parrocchia, il curato si mette di traverso dopo aver scoperto che i suoi ragazzi dovranno suonare inni patriottici, incluso quello di Mameli; gli arriva così un richiamo del vescovo.

Don Carminati si fa notare pure all’apertura del parco delle Rimembranze; in questi giardini il regime vuole che si pianti un albero per ogni paesano morto in guerra. Da nonviolento qual è, al suo turno il parroco tiene un discorso pieno di pacifismo cristiano e vuoto di patriottismo, al punto che il prefetto, anche se non era previsto che parlasse, prende la parola per limitare i danni.

Coerente e testardo, don Giuseppe proibisce la frequentazione dell’oratorio a chi è iscritto alle organizzazioni giovanili del Partito fascista, cioè i “Balilla” e gli “Avanguardisti”; il colmo dell’avversione al regime lo tocca nel luglio 1925 quando, al funerale di una camicia nera, non permette che la bara sia ricoperta dal tricolore. E’ un reato. I carabinieri di Stezzano lo denunciano per vilipendio alla bandiera, ma viene assolto, al che i picchiatori del partito di governo decidono di incaricarsi di “punire” una buona volta il prevosto. Tocca agli stessi carabinieri, che lo hanno accusato, rabbonire i dirigenti del Fascio locale per evitare il pestaggio.

“Le sue idee possono avere una deleteria ripercussione sull’animo dei religiosi, degli incerti e degli avversi al regime”; così scrive dell’irriducibile uomo di fede due anni più tardi un rapporto ufficiale per la Prefettura, che lo sanziona con la diffida. Don Giuseppe ha ormai 51 anni.

La felice unione tra lo Stato fascista e la Chiesa, celebrata nel 1929 dal Concordato, isola i cattolici italiani “avversi”, come probabilmente il parroco di Stezzano che, amareggiato e passibile di gravi condanne, quali l’arresto e il confino di polizia, nelle delazioni successive viene via via descritto più mite, e poi “riservato, ma non contrario”.

Accertato che ha “goduto sempre di consenso, favore e stima” nel paese, e che il suo atteggiamento non desta preoccupazione, nel 1933 il comandante dei carabinieri propone di togliere a don Carminati la qualifica di “sovversivo”, e così sarà. Di questo prete antifascista gli archivi della polizia non faranno più menzione.

(fonte principale il fascicolo giudiziario del parroco di Stezzano, digitalizzato nel 2023 a cura di L. Citterio, G. Mangini e R. Vittori ne “L'anagrafe dei sovversivi bergamaschi 1903-1943” sul sito dell’archivio di Stato di Bergamo)


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