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23 giugno 2025
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Aborto: in Sicilia la sanità pubblica assumerà solo medici non obiettori
di Elisa Fontana

Ha suscitato clamore la legge approvata il mese scorso dalla Regione Sicilia che prevede l’obbligo per le strutture pubbliche di assumere medici e personale non obiettore di coscienza, in modo da garantire la piena attuazione della legge 194 che consente di interrompere volontariamente una gravidanza.

La legge 194 garantisce alle donne l’accesso alla interruzione volontaria della gravidanza, soprattutto come tutela dei diritti umani, fra i quali c’è il diritto alla salute. E anche la Corte Costituzionale si è espressa in tal senso, collegando l’interruzione di gravidanza al diritto alla salute, diritto garantito dalla nostra Costituzione, diritto che non riguarda solo la salute fisica, ma anche quella psichica.

La legge 194 riconosce anche l’obiezione di coscienza di quei medici che, per imprescindibili motivi etici e di coscienza, non si sentono di praticare un aborto.

A questo proposito in Sicilia la situazione è drammatica: l’81,5% dei medici si dichiara obiettore di coscienza e, pertanto, su 55 strutture autorizzate ben 26 non praticano aborti, cioè quasi la metà, tanto è vero che in tutta la provincia di Messina non c’è un solo medico che pratichi aborti e a Trapani ce n’è uno solo.

In queste condizioni è ovvio che la legge 194 viene svuotata e messa in grado di non funzionare e le donne sono costrette a cambiare provincia o, addirittura, regione con tutte le implicazioni fisiche, ma soprattutto psicologiche, che tutto ciò comporta.

In questa ottica e per garantire l’applicazione della legge 194 va vista la Legge approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana che permetterà di emanare bandi che ricercano medici esclusivamente non obiettori di coscienza e prevedano la risoluzione del contratto se dopo l’assunzione viene invocata l’obiezione di coscienza, malcostume molto diffuso nel passato che ha portato alla paralisi interi ospedali e sovraccarico di lavoro per i pochissimi medici abortisti.

Naturalmente qualcuno si chiederà come mai un governo regionale di centro destra come quello di Schifani, appartenente tradizionalmente al fronte anti abortista, abbia permesso ad una legge definita storica di essere approvata.

La spiegazione è semplice: il voto era segreto, a riprova che certe prese di posizione identitarie sono spesso solo frutto di propaganda elettorale, ma non rispecchiano il sentire dei rappresentanti politici che, nel segreto dell’urna, votano esattamente secondo coscienza e non secondo propaganda.

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