Maschi femminicidi si sentono protetti dalla società
di Giuseppe Franco Arguto

Una cosa è comunque certa: se mariti, fidanzati o aspiranti tali uccidono, per me vuol dire che percepiscono di agire in una società che, in qualche modo, include la loro violenza nelle consuetudini sociali.

Se uccidono per me vuol dire che non ne avvertono la gravità, poiché le loro vittime sono vittime predestinate in un clima 'familiare' dove il patriarcato agisce indisturbato perché tollerato dalla cultura dominante, radicata profondamente, soprattutto in quelle piccole comunità che ancora si usa definirle "famiglie tradizionali".

Vuol dire che la tradizione comunque non garantisce che ogni donna, ogni ragazza sia al sicuro con le persone del proprio ambiente.

Ogni gesto verso le donne non deve rimanere impunito, a cominciare dalle palpatine, dalle allusioni volgari, dal mercato dei corpi nella propaganda commerciale, dai comportamenti sessisti nei luoghi di lavoro e nella scuola: ogni donna e ogni ragazza, anche se non interessata direttamente, deve denunciare questi fenomeni quando ne è testimone e sostenere le vittime.

Invece, ho la netta impressione che i fatti di questa gravità se accadono nelle famiglie, vengono taciuti; tipica condotta dei clan, dove l'omertà è una regola.

Senza una piena e incondizionata solidarietà, nessun provvedimento di legge vedrà realizzato l'obiettivo di preservare la vita e la dignità della donna. Si avvertirà comunque come un provvedimento tampone.

Dite pure quel che volete, ma per me fin quando la prostituzione sarà tollerata e accettata come un fatto normale, la violenza sarà il denominatore comune nelle relazioni sociali.

Dossier diritti