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Referendum svilito da sinistra e sindacati
di Sandro Valentini
Un disastro annunciato.
La partecipazione al voto sui referendum si attesta attorno il 30 per cento. Attenzione non il 30 per cento dei Si ma dei votanti. Andranno scorporate le schede nulle e i No. Dunque i Si saranno probabilmente non superiori al 25/27 per cento. Per il centrosinistra un bagno di sangue, per la CGIL una disfatta.
Personalmente avevo sottoscritto più di un anno fa i referendum sul lavoro promossi dalla CGIL. Sono rimasto subito deluso dall'impostazione della campagna elettorale sia dalla CGIL sia dal Pd, 5 Stelle e Asv.
La CGIL non ha voluto o non ha potuto (forse entrambe le cose) accompagnare la battaglia referendaria con una mobilitazione sindacale forte e incisiva. Aprire insomma una nuova conflittualità sindacale sui contratti, sui salari, sul fisco, sulla sanità, su pace e disarmo. Fare pertanto dei quesiti referendari sul lavoro punti salienti di una piattaforma sindacale di lotta che coinvolgesse appunto tutto il mondo del lavoro. Nulla invece su questo ha fatto Landini.
Ha delegato ai partiti il compito di condurre e portare avanti la battaglia. E il centrosinistra (non tutto), una parte del PD, 5 Stelle e Asv (e pure un bel po' di sinistrati) hanno voluto fortemente politicizzare la campagna referendaria trasformandola in una specie di primarie interne al centrosinistra e in una opposizione politica al Governo Meloni. Addirittura lo si voleva sfrattare.
Con tale operazione politica hanno svilito l'istituto del referendum voluto dal costituente affinché l'elettore si pronunciasse su specifiche leggi in piena autonomia dal sistema politico e dalla dialettica tra maggioranza e minoranze parlamentari. Se i referendum quindi vengono politicizzati diviene difficile allora che un elettore di destra, un lavoratore, voti Si a un quesito referendario con il quale si vuole mettere in discussione il governo che sostiene a prescindere poi se si raggiunge o meno il quorum. Allucinante!.
È l'ABC della politica. Il Pci non fece la campagna referendaria sul divorzio contro la DC e per sfrattarla dal governo. Ma la fece sulla legge e si conquistarono così milioni e milioni di cattolici.
Con i referendum si voleva rilanciare il centrosinistra e mettere in grande difficoltà il centrodestra. Si è ottenuto il risultato opposto e nello stesso tempo si è abusato oltre il dovuto dell'istituto del referendum come strumento popolare di partecipazione diretta.
Complimenti!
Ora non resta che aspettare cosa vuol fare Conte da grande, se andare dietro a un gruppo dirigente del PD di bolliti o lavorare per costruire il terzo polo. Come occorrerà vedere se nella CGIL si aprirà un confronto vero sul ruolo del sindacato. Meno concertativo e più di lotta, non subalterno al PD. Sui sinistrati come sempre stendo un velo penoso.
 
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