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Referendum e inconsapevolezza
di Lina Iaquinto
Alle 12 di oggi sono andata a votare i miei 5 SÌ.
All'inizio ero indecisa su quello per la cittadinanza. Poi mi sono detta che nel 2025, quando l'Occidente è in evidente retromarcia sulla questione del riconoscimento dello status di umanità per alcune categorie di individui, è necessario lanciare un segnale di apertura verso l'altro e di riconoscimento che nessuno è padrone della terra che calpesta e perciò riconoscere un diritto a chi scappa da guerre, che lo stesso Occidente innesca, da povertà estrema, da condizioni climatiche estreme, è dovuto a esseri umani in movimento alla ricerca di un futuro migliore.
Per gli altri 4 SÌ non ho mai avuto dubbi. Il lavoro è stato da tempo tradotto in qualcosa che sempre più ricorda la sottomissione al padrone, per colpa di organizzazioni sindacali e partiti che negli ultimi anni si sono occupati della tutela degli ex imprenditori, oggi padroni, che degli operai.
Purtroppo il quorum temo non sarà raggiunto, ma non è questo che mi preoccupa quanto l'incoscienza di troppi della realtà.
Dagli anni '80 del secolo scorso in poi, i padroni si sono organizzati, la classe operaia si era elevata troppo, fino al punto di poter permettere ai suoi figli di istruirsi e di salire sull'ascensore sociale che ha permesso loro di vivere la vita con consapevolezza di quali fossero i diritti da esigere e quali i doveri da rispettare.
Per un breve periodo la lotta di classe è sembrato essere stata vinta dalla classe operaia. Ma è durato poco. I padroni si sono organizzati e oggi è chiaro a tutti che le sorti si sono capovolte.
È stato uno stravolgimento lento e inesorabile attraverso la televisione berlusconiana, alla quale si è presto allineata quella pubblica, riempita di sciocchezze, volgarità e menzogne. Si è proseguito con svuotamento della scuola pubblica, soggetta a tagli continui, colpevole di fornire ai giovani gli strumenti necessari ad essere cittadini e non sudditi.
Tutto è avvenuto sotto i nostri occhi, senza che ne avvertissimo il pericolo, perché tutto è accaduto con lentezza.
Oggi, quando i diritti di tutti sono decimati, non si riesce più a capire quanto fosse importante andare a votare per il riconoscimento dei diritti sul lavoro. Si è preferito restare a casa, a guardare la televisione dalla quale la premier, la più inadeguata di sempre, ha consigliato di non votare.
Macerie, solo macerie sono rimaste dell'Italia che fu, e speranze tradite.
La primavera, intanto, tarda ad arrivare.
 
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