Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
07 giugno 2025
tutti gli speciali

7 giugno 1970: quando gli immigrati eravamo noi
di Santina Sconza

Era il 1968, quando il parlamentare della Nationelle Aktion partito di destra, James Schwarzenbach promosse la raccolta firme per indire un referendum. Voleva aggiungere un articolo alla costituzione elvetica e portare dal 17 al 10 la percentuale di immigrati sul territorio nazionale.

Quel partito di destra Nationalle Aktion aveva gli stessi obiettivi che oggi ha Fratelli d'Italia e la Lega: cacciare via i migranti. James Schwarzenbach nella sua campagna coniò alcune parole d’ordine che da allora risuonano ciclicamente in discorsi a ogni latitudine, come ad esempio “prima gli svizzeri”.

Ricordiamo Salvini e Meloni nelle loro campagne elettorali intrise di odio contro i migranti "prima gli italiani".

Il 7 giugno 1970 in Svizzera si votò il referendum per allontanare gli immigrati dalla Confederazione: vinsero i NO con 654.844 voti, i SI si fermarono 557.517. Solo otto punti percentuali di differenza, 54 contro 46, furono importanti per segnare il destino della Svizzera e di migliaia di famiglie italiane.

Nel 1957 la presenza degli stranieri rappresentava in Svizzera solo il 7,5 per cento della popolazione, nel 1963 era schizzata al 12,4.

Gli italiani migrati in Svizzera negli anni sessanta erano circa 500mila, partirono da tutta Italia, lasciando mogli e figli per trovare lavoro nella ricca opulenta svizzera, ritornavano in Italia ogni due, tre anni e ripartivano con gli occhi gonfi di pianto.

Erano odiati dagli strati popolari svizzeri perché l’arrivo di questa massa enorme di migranti iniziò a provocare disorientamento, inquietudine e spavento.

Sugli italiani si focalizza la destra svizzera, il documentario “Siamo italiani” del 1964 del regista svizzero A. J. Seiler, fa notare come questi lavoratori erano facilmente individuabili come reietti perché arrivavano sporchi, in massa, spesso analfabeti o conoscendo al massimo l’italiano, perché rumorosi e perché si diceva rubassero i lavori migliori, i posti letto in ospedale, per non parlare del loro approccio con le donne. Non era raro, in quegli anni, trovare cartelli in luoghi pubblici e negozi del tipo “vietato ai cani e agli italiani”.

Spesso gli ispettori svizzeri arrivavano nelle case degli italiani, per vedere se c'erano bambini, perché era vietato loro portare figli, e questi bambini erano costretti a rimanere sempre a casa, non potevano andare a scuola, o a giocare in cortile e rimanere ore e ore chiusi nei ripostigli o negli armadi se arrivava l'ispettore.

Questo è quello che accade oggi in Italia a chi arriva per avere un futuro migliore, forse peggio, perché chiusi nei lager, chiamati centri di accoglienza, imbottiti di psicofarmaci e spesso si uccidono per non tornare al loro paese di origine.


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale