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Sportivi con valori
di Rita Newton
Compie oggi 80 anni John Carlos. Il suo nome dice poco ai non addetti ai lavori, anche perché sono passati sessant'anni ma si tratta del velocista statunitense celebre per il pugno chiuso guantato di nero che nel 1968 mostrò insieme al connazionale Tommie Smith sul podio dei 200 metri piani ai Giochi olimpici di Città del Messico per protestare contro la discriminazione razziale negli Stati Uniti.
Come lui altri sportivi coraggiosi hanno preso posizione negli stadi davanti alla folla dei tifosi e mentre erano inquadrati dalle televisioni che trasmettevano in tutta la nazione o, nel caso delle Olimpiadi, in tutto il mondo.
Primo fra tutti, Peter Norman, medaglia d'argento olimpionica dei 200 metri, che pur essendo bianco supportò la protesta antirazzista dei compagni di podio John Carlos e Tommie Smith con effetti negativi sulla carriera.
E Colin Kaepernick, che nel 2016 era un quarterback dei San Francisco 49ers, che decise di mettere un ginocchio a terra mentre veniva suonato l'inno nazionale prima della partita di football. Il suo obiettivo era protestare contro la brutalità della polizia, l'ingiustizia razziale e la disuguaglianza sistemica. Anche Kaepernick, comunque, ha pagato caro il suo gesto, dato che non è più stato in grado di trovare un ingaggio come calciatore professionista da quando ha lasciato i 49ers nel 2017.
Eric Cantona, antifascista e nipote di un rifugiato catalano antifranchista, mentre giocava nel Manchester United, nel gennaio del 1995, colpì con un calcio volante un tifoso notoriamente nazista che da un’ora lo insultava e lo provocava in ogni modo con tanto di “saluto alla vittoria”. Si prese nove mesi di squalifica ma commentò: “Ho un solo rimpianto. Non aver colpito più forte il fascista”.
Fra gli sportivi con valori che travalicano lo sport potrei ricordare Muhammad Ali, che, oltre a salvare direttamente vite, per la sua ferma obiezione di coscienza contro la guerra in Vietnam subì un processo che fermò la sua carriera negli anni migliori.
E l'attaccante senegalese del Liverpool Sadio Mané, il calciatore africano più pagato di tutti i tempi, secondo cui diamanti e lusso non servono a nulla: "Oggi, con quello che guadagno, posso aiutare le persone."
Sono solo alcuni esempi di sportivi dotati di valori.
Vorrei anche rispondere ad una frase che leggo di frequente da parte di quelli (devo pensare razzisti e illiberali) che rosicano quando ad esempio gli sportivi fanno gesti plateali a sostegno di black lives matter o quando si chiede di escludere dalle competizioni squadre di paesi che massacrano bambini: lo sport non deve essere politicizzato.
Ma una cosa è militare in un partito o appoggiarlo platealmente in sedi inopportune, una cosa farsi interpreti e testimonial di valori universali, quelli scritti nella carta dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, come appunto la difesa della vita dalle pistole che sparano in base al colore della pelle o all'etnia.
Oltre che un diritto di espressione credo sia un dovere morale, per sportivi che sono seguiti da milioni di fan giovani e meno giovani, usare la propria visibilità per propugnare i diritti.
E questo non è fare politica. Sarebbe come dire che respirare è fare politica. Perché senza respirare non si vive a lungo, e altrettanto avviene senza diritti fondamentali.
 
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