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Referendum: Ghali e Velasco invitano al voto
di Vitoria Sobral
Due immigrati eccellenti hanno preso posizione sulla partecipazione al referendum e segnatamente sull'ultimo quesito, quello che conoscono meglio perché lo hanno vissuto sulla propria pelle.
Il cantante Ghali ha scritto: "L'8 e il 9 giugno le Italiane e gli Italiani sono chiamati a votare.
Questo referendum non è una cosa da ignorare.
Si parta di diritti, di lavoro, di cittadinanza e di cosa vuol dire davvero far parte
di un Paese.
lo sono nato qui e ho sempre vissuto in Italia, ma ho ottenuto la cittadinanza solo a 18 anni.
Anche mia madre è diventata cittadina italiana solo quando lo sono diventato
io, e questo ha complicato molte cose per entrambi.
C'è chi nasce qui, vive qui da anni, lavora, paga le tasse, cresce figli, parla
italiano, si sente Italiano a tutti gli effetti ma non è riconosciuto come cittadino
e con un SÌ chiediamo che bastino 5 anni di vita qui, non 10, per essere parte
di questo Paese.
La cittadinanza non può essere solo un documento.
È una questione di rispetto del tempo che abbiamo da viverci, e di dignità.
L'8 eil 9 giugno si vota, e se non lo fa almeno il 50% degli elettori, tutto questo
non vale niente. Il referendum cade.
Non basta essere d'accordo: serve esserci.
Mentre aspettiamo che cessino le ingiustizie in altre parti del mondo,
proviamo qui a costruire il cambiamento, insieme."
Julio Velasco, allenatore della Nazionale femminile di volley che ha vinto la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi, ha affermato:
“Andare a votare credo innanzitutto sia positivo per la democrazia, è giusto che si vada a votare, sia che si voti per il sì, sia che si voti per il no.
Io andrò a votare Sì. È giusto che le persone che vivono in Italia che parlano l'italiano, che non hanno precedenti penali, che pagano le tasse e che hanno un contratto di lavoro, e quindi requisiti molto severi, non debbano aspettare dieci anni, che dopo cinque anni possano iniziare a chiedere la cittadinanza, che poi diventano almeno otto anni.
Io sono arrivato in Italia nel 1983. Ho avuto la fortuna che il Presidente della Repubblica in quel momento ha voluto premiarmi con la cittadinanza per meriti sportivi, che è stata un grosso vantaggio per me, ma anche per la mia famiglia e soprattutto per i miei figli.
La cittadinanza significa aumentare la possibilità che si integrino completamente alla società, che avranno più possibilità di lavoro.
Io credo che dobbiamo pensare anche in modo, se vogliamo, utilitaristico, di integrare queste persone.
Quindi, sia perché è giusto, sia perché è necessario, sia perché è conveniente”.
 
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