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Referendum: non rinunciamo ai nostri diritti per fare dispetto ai partiti
di Antonio Matteini
L'8 e il 9 giugno io vado a votare 5 SI.
Mi disgusta il PD, mi disgusta una gran parte delle forze politiche e sindacali che hanno promosso - nell'ipocrisia più totale - questi 5 quesiti.
Passerò 363 giorni nel 2025 a esprimere la mia avversità verso quelle forze.
Quei 2giorni no.
Qui non si tratta di decidere a chi si ha più voglia di fare un dispetto se alla Meloni o alla Schlein (nel caso pochi dubbi, la priorità va alla seconda) ma di affermare con convinzione che non si può più accettare che i diritti dei lavoratori siano calpestati da ogni governo un po' di più.
Ogni anno che passa qualcosa perdiamo e disertare le urne non significherebbe (solo) fare un dispetto al centrosinistra, ma arrecare un danno ai lavoratori e alle categorie sociali più vulnerabili.
Se ci fosse un'affluenza davvero bassa sarebbe un messaggio masochista che rivolgeremmo alle classi dirigenti: "continuate a toglierci diritti, non opporremo resistenza".
Un via libera a questo e ai futuri esecutivi, non possiamo permetterci di darglielo.
Andiamo a votare che - se per qualcuno è il primo atto della campagna elettorale che porterà alle elezioni del 2027 - per qualcun altro, ossia noi, la gente normale, il Popolo, in questa tornata referendaria la posta in palio è ben più alta.
 
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