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Referendum: come possiamo aumentare la partecipazione
di Gabriele Germani
Tra qualche giorno si voteranno cinque quesiti referendari.
Non voglio entrare nel dettaglio dei temi, che altrimenti diventerebbero catalizzatore delle attenzioni.
Voglio invece concentrarmi sulla volontà di partecipare.
In un mondo impazzito che ci porta verso la guerra, i tagli, il genocidio, è nostro dovere fare tutte le battaglie del caso per estendere gli spazi di partecipazione e lotta popolare.
Il referendum è uno di questi.
Molti diranno che i promotori sono in cattiva fede e lo credo anche io; altri diranno che sono contrari a questo o quel quesito, sono posizioni legittime: esprimetele.
Quello che non possiamo permetterci è dare l'impressione che siamo i primi noi a cui non frega nulla.
Il sistema si fonda su una serie di meccanismi autogiustificativi se continuiamo ad avallare l'idea che tutto sia perso, continueremo a perdere.
Se proprio volete affondare questo o quel punto, potete recarvi alle urne e prendere alcune schede e rifiutarne una o più su questo o quel quesito specifico.
Che possiamo fare?
Chiamiamo le persone che sospettiamo non siano informate o siano indecise, convinciamole personalmente.
Ognuno di noi si impegni a chiamare due persone al telefono, ogni giorno, da qui al 9 giugno e a cercare di spiegargli l'importanza della partecipazione al voto.
 
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