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04 giugno 2025
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USA si smarcano da operazione ucraina e resta l'ipotesi Londra
di Giacomo Gabellini

Domenica 1 giugno, l’Sbu ucraino diretto da Vasyl Malyuk ha implementato, dopo 18 mesi di preparazione, l’Operazione Spiderweb (Ragnatela), nel cui ambito sono stati presi simultaneamente di mira cinque aeroporti disseminati nel cuore del territorio russo, in alcuni casi collocati a migliaia di km di distanza dal confine ucraino.

Gli obiettivi erano costituiti prevalentemente dai bombardieri strategici integrati nella “triade nucleare” russa, bersagliati con droni le cui componenti erano state trasportate in Russia, immagazzinate in un deposito collocato in prossimità della frontiera con il Kazakistan, assemblate e installate in strutture di legno caricate su autotreni direttisi in prossimità delle basi poi attaccate.

Gli ucraini puntualizzano che tutti gli agenti che hanno preso parte all’Operazione Spiderweb sarebbero rientrati regolarmente alla base, e sostengono di aver colpito una quarantina di velivoli tra bombardieri strategici (34% del totale), aerei da trasporto e aerei spia, ma in assenza di immagini satellitari risulta al momento impossibile appurare la reale entità dei danni inflitti ai russi, anche perché alcuni attacchi non sono andati a buon fine per una complicazioni e – almeno in un caso – intervento della popolazione civile.

La complessità e la portata che hanno caratterizzato l’Operazione Spiderweb, così come la visita a Kiev dei senatori Lindsey Graham e Richard Blumenthal tenutasi lo scorso 30 maggio, sollevano pesanti interrogativi circa il ruolo degli sponsor occidentali di Kiev, al pari dell’atteggiamento tenuto rispetto alla vicenda da media tradizionalmente ben ammanicati come «Axios», che ha prima affermato – sulla base di fonti ucraine – e poi smentito – dietro forte protesta dell’amministrazione Trump – che Kiev aveva preventivamente informato Washington di cosa stesse bollendo in pentola.

Ne è seguito un colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri russo Lavrov e il segretario di Stato Rubio, concordato con ogni probabilità proprio per evitare una pericolosa escalation.

Lo smarcamento statunitense chiama automaticamente in causa la Gran Bretagna, che in qualità di avanguardia del gruppo dei cosiddetti “volenterosi” sta dotandosi di velivoli F-35A Lightning II, in grado di trasportare ordigni nucleari a gravità, nel contesto del nuovo piano di difesa strategica dal significato apertamente anti-russo elaborato dal governo di Keir Starmer.

Allo stesso tempo, l’azione ucraina eclissa sotto il profilo mediatico sia i due attentati verificatisi in parallelo presso gli oblast’ di Bryansk e Kursk, sia il costante deterioramento della posizione strategica ucraina.

Ma soprattutto, l’Operazione Spiderweb sembra aver pesato come un macigno sui negoziati di Istanbul, che hanno visto la delegazione russa sottoporre alle controparti ucraine un memorandum dal contenuto decisamente “massimalista”. Mosca sta, in altri termini, gettando la spada sul piatto della bilancia per ottenere la capitolazione di Kiev, che per tramite del presidente Zelensky ha reagito insultando rabbiosamente i negoziatori russi.


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