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Meloni risponde all'attacco ma è il bue che dà del cornuto all'asino
di Elisa Fontana *
Un professore di Nola ha scritto l’altro giorno un post augurando alla figlia di Meloni di fare la stessa fine di Martina Carbonaro, la ragazza quattordicenne massacrata a colpi di pietra dall’ex fidanzato.
Ora non voglio nemmeno entrare nei meandri psichici di una persona che sente l’urgenza di impugnare la tastiera per scrivere un abominio del genere, aggravato, se possibile, dal fatto che pare costui essere un professore, dunque un educatore che avrebbe bisogno lui per primo di una bella e profonda ri-educazione. Ma a ciò penseranno gli organi preposti.
No, non al fatto di cronaca in sé vorrei fermarmi, ma al post indignato che Meloni ha pubblicato sulla vicenda.
Leggiamolo insieme: “Questo non è scontro politico. Non è nemmeno rabbia. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore. Ed è contro questo clima violento che la politica, tutta, dovrebbe sapersi unire. Perché esistono confini che non devono essere superati mai. E difenderli è una responsabilità che va oltre ogni appartenenza.”
Chi di noi potrebbe mai dirsi in disaccordo? Chi potrebbe pensare di trasformare la normale lotta politica in attacchi personali così meschini e fuori controllo? Certo, la solidarietà massima va a Giorgia Meloni per questo post inqualificabile, ma la solidarietà va accompagnata da una raccomandazione.
Vede, egregia Presidente, non si può invocare la solidarietà di tutti quando si viene colpiti personalmente e proditoriamente come è accaduto a lei, dimenticando che giusto una settimana fa, ad esempio, avete fatto un post infamante su Roberto Saviano accusandolo di speculare sulla criminalità, di essersi arricchito, insomma, grazie alla criminalità che voi, invece, combattete insonni, nella memoria di Falcone e Borsellino.
Devo sottolinearle io la violenza, la volgarità, la menzogna di cui è infarcito questo post? Non credo, lei ha tutti gli strumenti per capire la portata di quel che avete scritto e fatto pubblicare dall’account ufficiale del suo partito. Cioè da lei. E questo su Saviano è solo l’ultimo esempio temporale che illustra benissimo lo stile delle vostre campagne di comunicazione, iniziate con la Bestia di Salvini e Luca Morisi contro Laura Boldrini e continuate allegramente da voi, giorno per giorno, post dopo post, video dopo video, in un impasto inestricabile di fake news (o si è dimenticata l’attico a New York di Saviano, forse?), parole violente, paragoni volti a criminalizzare, sfacciati voli pindarici per tenere insieme quel che vi fa più comodo?
Era scontro politico quello? O non è forse qualcosa che racconta “un clima malato”, “un odio ideologico” dove quando non puoi arrivarci con la forza dei fatti ci arrivi con la propaganda più becera e anche falsa e violenta? Perché la violenza non è solo augurare dritto per dritto la morte a qualcuno è anche minarne la rispettabilità e la credibilità con bugie e insinuazioni, armare la mano di qualche minus habens che si beve tutto quel che gli passate giornalmente, combattere con armi truccate chi vi sovrasta intellettualmente e politicamente.
E non dobbiamo aspettare che un deficiente auguri la morte di un figlio ad un genitore per gridare all’abominio. Quell’abominio avete contribuito voi a costruirlo giorno per giorno, post dopo post, urla dopo urla, in un parossismo che non può portare a nulla di buono. E non caschi dal pero tentando di coinvolgere tutti dentro questa deriva indegna, perché con tutti i difetti e i guai che ha la sinistra, e non sono pochi, mai è scesa nella sua comunicazione a questi livelli da pitecantropi dove voi della destra sguazzate felici.
E allora concordo con lei che esistono confini che non debbono essere superati mai e che è responsabilità di tutti che va oltre ogni appartenenza e, dunque, mi aspetto da domani che mettiate fine alla campagna di persecuzione contro Saviano e contro tutti gli avversari politici che fin qui avete trattato come nemici da atterrare con qualunque mezzo. Qualunque. Perché non si può strillare quando si viene colpiti personalmente e continuare a fare più o meno quel che ha fatto quel tizio di Nola. E’ lotta politica, non wrestling, vincetela con i fatti, se ne siete capaci.
Bignami (sottolineo Bignami, quello che a Bologna, ancor prima che lo facesse Salvini, andava in giro per case popolari a vedere quanti nomi stranieri ci fossero sui citofoni e chiosava serafico: «Ci diranno che stiamo violando la privacy, ma non ce ne frega assolutamente nulla, perché se stai in un alloggio popolare e c’è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell’ottica che poi qualcuno può andare a vedere»), ecco, Bignami ha preteso per lei la solidarietà di tutte le forze politiche, che le è stata immediatamente data e non poteva essere diversamente.
Dopodiché da domani cosa facciamo? Ricominciamo? Garantisce Bignami? Perché, sa, non vorrei nemmeno io trascendere nella volgarità, ma che il bue dia del cornuto all’asino mi sembra un po’ troppo.
* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio
 
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