Non chiamatelo eccesso di amore
di Roberto Rizzardi

"Mio figlio era innamorato di Martina. Vedere che chattava con un altro lo ha sconvolto".

Capisco, ma non scuso, il padre che si affanna a trovare presunte motivazioni oggettive per il figlio, anche perché la cosa, lo capisca o meno, coinvolge anche lui stesso in qualità di "educatore", e magari intende allontanare da sé ciò che può essere inteso come un fallimento, anche se non lo fa necessariamente con consapevolezza.

Capisco meno chi, non coinvolto affettivamente, si ostina a pensare in termini di "eccesso di amore", perché a mio parere chi ama può anche inquietarsi e provare risentimento verso un partner che si allontana - e magari dovrebbe farsi qualche domanda in proposito per capire quanto la cosa possa dipendere dal proprio comportamento - ma se ama realmente non può arrivare a desiderare di fare del male.

Il fatto è che fatico a collocare le pulsioni di quel ragazzo tra sentimenti di amore, trattandosi piuttosto di possesso, ego fragile e di egotismo tossico. A 70 anni ho, come molti, accumulato la mia quota di rifiuti, amori finiti e cocenti disillusioni, ma la cosa non mi ha mai portato a considerare la soppressione della compagna che mi stava lasciando, neanche in giovane età e con la carente maturità che la cosa comporta.

Sono certamente esperienze faticose e dolorose, che lasciano spesso il segno, ma sempre mi sono chiesto quanto la cosa fosse dovuta a mie criticità, e anche quando ho potuto concludere di non avere particolari manchevolezze non ho mai neanche pensato di avere reazioni aggressive.

Sono un santo? No di certo, ma mi hanno cresciuto in un certo modo.

Siamo in molti così, ma non abbastanza a quanto pare.

Dossier diritti