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UE usa la democrazia come scusa contro la dissidente Ungheria
di
Pierpaolo Minardi
Ieri i ministri degli Affari europei hanno deciso di mantenere la procedura dell'Articolo 7 dell'Unione Europea contro le "violazioni dello Stato di diritto" da parte dell'Ungheria.
"L'audizione odierna ha evidenziato che persistono notevoli preoccupazioni e, purtroppo, si sono aggravate... La procedura dell'Articolo 7 dovrebbe essere mantenuta finché le questioni che l'hanno innescata rimarranno irrisolte", ha dichiarato il Commissario europeo per la Democrazia, la Giustizia, lo Stato di Diritto e la Tutela dei Consumatori, Michael McGrath, dopo una riunione del Consiglio Affari Generali, dove si è discusso della revoca del diritto di voto all'Ungheria.
Ribadendo che le discussioni sarebbero proseguite, McGrath ha sottolineato che l'adozione da parte dell'Ungheria di un progetto di legge sulla trasparenza volto a limitare i finanziamenti esteri a organizzazioni non governative e organizzazioni mediatiche costituirebbe una "grave violazione" dei principi dell'UE.
"Se la legge verrà adottata, la Commissione (europea) non esiterà a utilizzare gli strumenti a sua disposizione per garantire la salvaguardia del diritto dell'UE", ha aggiunto, osservando che non esclude la possibilità di richiedere "misure provvisorie".
McGrath ha inoltre espresso il proprio impegno a sostenere la "democrazia" e lo "stato di diritto" in tutta l'UE.
"Agiremo con decisione e senza esitazione ogniqualvolta sarà necessario per proteggere questi principi fondamentali", ha aggiunto.
Il Parlamento europeo ha avviato la procedura di cui all'articolo 7 contro l'Ungheria nel 2018, dopo aver chiesto un intervento per presunte violazioni dello stato di diritto, in particolare per quanto riguarda la magistratura e la libertà dei media.
Da allora, i ministri dell'UE hanno tenuto sette audizioni e ora stanno tenendo l'ottava, ma non sono ancora passati alla seconda fase, che potrebbe portare a sanzioni come la sospensione del diritto di voto dell'Ungheria, spesso definita "opzione nucleare".
Le sanzioni richiedono l'approvazione unanime degli Stati membri, escluso il paese interessato, mentre un rimprovero formale richiede il sostegno dell'80% degli Stati.
L'Ungheria ha ripetutamente denunciato il processo come un attacco politico e ha chiesto modifiche al quadro sanzionatorio dell'UE.
Due giorni fa diciassette Stati membri dell’UE (non l'Italia) avevano espresso "profonda preoccupazione" per la recente decisione di Orban di vietare a livello costituzionale la marcia del Pride, chiedendo al governo di Budapest di ritirare le misure adottate.
 
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