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28 maggio 2025
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Decreto sicurezza: il punto di arrivo di un lungo cammino
di Giuseppe Franco Arguto

Il ddl sicurezza è stato avallato. Le proteste, più o meno appropriate a riguardo della gravità del disposto di legge, non hanno impensierito il governo di estrema destra. I media che sostengono la sinistra parlamentare si lamentano, e gli stessi leader all'opposizione non si risparmiano nelle critiche avverse a questo ddl.

Qualcosa non torna, o meglio questi ultimi non mostrano quell'onestà che converrebbe a chi realmente si propone come alternativa efficace a questo governo; infatti, si dimentica troppo facilmente il passato non troppo passato; ovvero si trasforma l'esperienza storica in una narrazione opportunistica secondo i propri interessi di potere.

Anche i governi di sinistra si sono distinti per la stessa "mano pesante" contro chi scendeva nelle piazze e strade per dissentire, anche con veemenza contro l'autoritarismo di Stato.

Una parte consistente della sinistra di governo italiana, specialmente nei suoi momenti di trasformazione in centro-sinistra o “sinistra moderata”, ha proseguito o mantenuto la linea securitaria e repressiva sull’ordine pubblico palesatasi drammaticamente durante il G8 di Genova, quando ministro dell'interno era Claudio Scajola in quota a forza Italia con il "bunga bunga".

Per esempio, durante il governo Prodi II (2006–2008), quando ministro dell’interno era Giuliano Amato, fu applicata la stessa linea dura fascistoide sulle manifestazioni, da parte delle gendarmerie, con l'unica differenza che fu usato un linguaggio più “tecnico”, quindi meno pervasivo e più elusivo.

Il ministero Amato si distinse nel 2007 quando a Vicenza ebbero luogo le proteste contro la base militare Dal Molin: manifestanti antimilitaristi e il movimento "No Dal Molin" subirono una repressione simile a quella messa in atto a Genova, con massiccio impiego di gendarmi e con il consueto ricorso alla retorica sulla legalità che deve essere comunque mantenuta, pur riconoscendo la libera espressione di chi protesta; come a dire che ogni manifestazione controcultura è già di per sé illegale, ovviamente dalla prospettiva di chi ha il potere di legiferare.

Quindi Amato non si discostava dalle mosse del governo Berlusconi e Scajola, legittimando l’uso della forza e prendendo apertamente le difese delle forze dell’ordine anche in situazioni controverse.

Poi ci fu il prode D’Alema I-II (1998–2000) che oltre ad autorizzare il bombardamento di aerei italiani sulla Jugoslavia, non frenò gli istinti securitari della sua ministra dell’interno Rosa Russo Iervolino, che introdusse la famigerata “tolleranza zero” contro i centri sociali e le manifestazioni non autorizzate. Proprio contro l'interventismo militare di D'Alema e le politiche belligeranti della NATO i movimenti antagonisti posero in essere numerose manifestazioni di protesta, ma furono puntualmente represse, creando una frattura irreparabile tra il movimento e la sinistra istituzionale.

E Renzi? Renzi durante il suo fallimentare governo di Stato (2014–2016) si avvalse di Alfano (ex PdL) quale ministro dell’Interno: anche se Alfano era un ex berlusconiano, il PD lo mantenne al Viminale e ne avallò tutte le scelte securitarie, quale la dura repressione dei movimenti sociali, in particolare degli appartenenti al movimento No Tav, istruendo denunce e arresti; stessa linea con movimenti per il diritto alla casa e gli scioperi sociali; il massimo dell'autoritarismo securitario, tuttavia, si palesò nei riguardi delle manifestazioni studentesche, adottando infine i DASPO urbani, gettando le basi per una legislazione liberticida.

Col governo Gentiloni (2016–2018) Alfano, distintosi per il polso duro contro la sinistra extra-parlamentare rimase ancora al suo posto finché non gli successe Marco Minniti (PD) il quale ampliò i poteri dei sindaci in senso repressivo, prevedendo sgomberi e repressione del disagio sociale nei quartieri popolari più depressi, con sistematici controlli, identificazioni e repressione preventiva, pervenendo gradualmente a una completa militarizzazione degli spazi urbani.

In sintesi molti governi di centrosinistra hanno mantenuto o ampliato l’apparato repressivo ereditato dal governo dei fascisti berlusconiani, apportando modifiche lessicali alla retorica securitaria (“legalità”, “coesione sociale”, “diritti e doveri”) affinché l'opinione pubblica digerisse la stretta oppressiva, ma non cambiò la sostanza oppressiva degli sgomberi, della repressione dei movimenti, della criminalizzazione del dissenso. La distanza tra la sinistra di movimento e la sinistra di governo si è spesso consumata proprio sul terreno dell’ordine pubblico.

Quindi, di cosa si lamentano, se in altre circostanze non remote gli stessi "sinistri parlamentari" hanno emulato i fascistissimi al potere oggi?


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