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Piazza della Loggia e dintorni: troppo per una vera democrazia
di
David Cappellini
Il 19 maggio 1974, in Piazza del Mercato a Brescia, esplode uccidendolo, la vespa con cui Silvio Ferrari, estremista di destra, ma molto vicino agli ambienti Nato veronesi, il famigerato Ftase, trasportava l'esplosivo per un attentato.
Il 30 maggio viene ucciso in uno scontro a fuoco con i Carabinieri, forse un' esecuzione, a Pian del Rascino, sui monti reatini, Giancarlo Esposti. Un altro neofascista, membro di Avanguardia Nazionale (il gruppo fondato da Stefano Delle Chiaie) indicato da tutti i media e dagli inquirenti, come l'autore della strage di Piazza della Loggia.
Infatti il 28 maggio, a Brescia, in una Piazza gremita di gente che aderisce ad una manifestazione antifascista, scoppia una bomba nascosta in un cestino dell'immondizia, uccidendo 8 persone e ferendone un centinaio.
Tra la scomparsa dei due neofascisti c'è quindi la strage rivendicata da Ordine Nuovo, il movimento fondato da Rauti e messo fuorilegge, passato alla clandestinità.
Da segnalare che la notte del 19, poche ore dopo la morte di Ferrari, morì in un incidente stradale un altro neofascista ordinovista, Carlo Valtorta. In compagnia di altre tre persone si schiantò in Via Milano a Brescia con la sua Alfa, contro un muro, mentre si apprestava ad un volantinaggio clandestino per il MSI.
Ma i morti collaterali a Piazza della Loggia non finiscono qui. Nel 1982 viene assassinato in carcere dai due neofascisti Mario Tuti e Pierluigi Concutelli, Ermanno Buzzi, strano ed equivoco personaggio, anche lui estremista di destra, arrestato e condannato nel 1979 per la strage di Brescia, ma poi assolto 11 mesi dopo l'assassinio.
In realtà nel 2017 saranno il medico veneziano Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, insieme all'allora minorenne Marco Toffaloni riconosciuto colpevole nel 2025, che verranno indicati come mandanti ed esecutori dell'attentato.
È bene sottolineare la particolarità non da poco, per cui Tramonte era un agente del Sid, il servizio segreto militare, sotto copertura, la cosiddetta fonte "Tritone".
Manca ancora Roberto Zorzi, che vive in Usa, per completare i nomi dei responsabili di una delle troppe stragi ascrivibili alla "strategia della tensione", in cui si mischiano la manovalanza dei neofascisti, i servizi segreti e la Nato, in un quadro che più fosco non si può.
Sono passati esattamente 51 anni da quel 28 maggio 1974 e ancora non si è concluso l'iter giudiziario, mentre è sempre più complicato sbrogliare la matassa dei depistaggi, delle connivenze e dei meccanismi decisionali, con cui venivano partorite queste decisioni criminali.
L' unica cosa certa ed anche la più sgradevole, è che molte verità sottaciute o nascoste, vanno ricercate all'interno dello Stato stesso.
Come fa l'Italia a definirsi una democrazia compiuta?
 
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