 |
La guerra rende
di
Rinaldo Battaglia *
Il 28 maggio 1965 nella mia Vicenza (quella che per anni fino al 2021, ogni 28 aprile, pagava necrologi a S.E. Cav. Benito Mussolini sul principale giornale della città, con scritto ‘Sempre in noi presente’) una grande figura locale, deportato anni prima nei lager nazisti come IMI e poi deputato per la DC all’Assemblea costituente, quale l’avv. Guglielmo Cappelletti partecipò ad una delle sue varie conferenze per ‘spiegare’ la Shoah.
Era il 1965, in Germania – la nuova Germania – solo da 3 o 4 anni si cominciava a conoscere, nell’opinione pubblica, il nome di Auschwitz, prima tabù, e questo grazie ai processi molto coraggiosi del giudice Fritz Bauer (quello di Francoforte sul Meno aprì davvero una strada per molti altri).
Era il 1965. In quella sua relazione l’avv. Cappelletti presentò la ‘realtà economica’ di Auschwitz e di altri lager, raccogliendo dati e documenti che aveva cercato e trovato.
Era il rendiconto, era solo la scheda dei costi e dei rendimenti.
Costo e rendimento di un deportato, di uno ‘schiavo’ ovviamente.
Ossia:
- durata media della vita pari a 9 mesi (durata e di attesa ‘di vita’ prevista nel Terzo Reich per ogni prigioniero)
- rendimento medio giornaliero: 6 marchi (quello che il lager si faceva pagare dalle ‘fabriken’ ove il deportato veniva ‘offerto’ per il lavoro come schiavo per 12-14 ma anche 18 ore al giorno)
- dedotto il costo del mantenimento in vita (0,60 marchi) e ‘logoramento’ vestiti (0,10 marchi)
- restavano 5,30 marchi per ogni deportato.
Se si moltiplicano: 9 mesi (270 giorni ossia tutti i giorni del calendario) x 5,30 marchi, ogni deportato fruttava al sistema nazista: 1.431 marchi.
Serve altro?
Sono passati 60 anni da quella relazione dell’avv. Cappelletti, cosa conosce la nostra opinione pubblica del crimine della Seconda Guerra Mondiale o della Shoah in quanto ‘crimine economico’? Perché non se ne è mai parlato almeno in questi ultimi 60 anni?
E da noi in Italia chi ci ha guadagnato? Chi si è ingrassato sul male commesso ad altri innocenti?
A chi conveniva e a chi conviene il silenzio?
Ignoranza o delinquenza?
Perché, se si viene informati, se circolano le notizie, poi si possono anche fare dei ragionamenti, delle scelte autonome, libere, senza tener conto delle bandiere del passato e dei crimini anche italiani di quel periodo. Conviene, in Italia oggi conviene sapere?
28 maggio 2025 - 60 anni dopo –
Liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Seconda Parte” - Amazon – 2024
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
Dossier
diritti
|
|