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Au(dio)tel e reale dibattito
di
Elisa Fontana *
Tutti scandalizzati perché Bocchino sabato sera in un confronto televisivo ha dato dell’antisemita a Rula Jebreal, che è palestinese con cittadinanza israeliana e familiari ebrei perseguitati in Germania, enumerando tutta una serie di cose che la giornalista non avrebbe fatto (“non ha condannato questo e quello” era l’andazzo). Il solito metodo squadristico di attacco a testa bassa con argomenti chiaramente falsi ma che una volta detti rimangono impressi nella mente di chi ascolta.
Jebreal si è saputa difendere benissimo, ma il tema che vorrei trattare è un altro. Quale motivazione seria porta conduttori anche rispettabili e colti ad invitare nelle proprie trasmissioni tali personaggi? E non ce l’ho, ovviamente solo con Bocchino, ma basti ricordare Sechi, Terranova, Senaldi, Cerno con i quali non si riesce mai a fare un ragionamento che non sia tutto infarcito di propaganda, non disdegnando nemmeno le fake news, perché tanto ormai tutto fa brodo.
No, non sto affatto invocando nessuna censura, me ne guarderei bene, sto solo chiedendo che ci sia un po’ di pulizia nelle regole di ingaggio, valide per tutti. Hai ampia libertà di attaccare chi ti trovi davanti, ma non bastano i modi suadenti, devi farlo con dati di fatto, non lanciando accuse facilmente smentibili, ma intanto le hai dette e rimangono lì a galleggiare nell’aria. Non devi dare dati allungati e allargati a piacimento per dare maggior credito al tuo ragionamento.
Devi venire a discutere, non a fare propaganda. E potrei continuare, ma spero di essermi spiegata. Moltissimi di questi personaggi hanno già abbastanza pulpiti da cui snocciolare la loro propaganda, perché invitarli anche dove si vorrebbe discutere con pacatezza e argomentando? Deve necessariamente livellarsi tutto verso il basso? Ci dobbiamo sorbire per forza il pollaio dove tutti alzano la voce e nessuno capisce niente?
E, per favore, nessuno mi venga a parlare di quella ridicola cosa della par condicio, legge ipocrita e farisaica che poteva allignare solo in Italia dove la situazione è sempre grave, ma mai seria. Se davvero siamo amanti della par condicio diamo subito sei canali televisivi anche all’opposizione e poi ne riparliamo.
Nel frattempo, faremmo volentieri a meno di questi teatrini televisivi e di tanti personaggi improbabili spacciati per esperti e seri professionisti da un mondo che ha perso ogni bussola, non ultima quella etica. Non auspico un ritorno alle Tribune elettorali del compassatissimo Jader Jacobelli, ma solo un richiamo a quelle minime regole di educazione che fanno sì che se un commensale non sa comportarsi a tavola non gli si battono le mani con soddisfazione, prenotandolo per le prossime cene. La prossima volta non lo si invita, semplicemente.
E’ così difficile o il dio Auditel vince su tutto? Attenzione che chi di Auditel ferisce, di Auditel prima o poi perisce…
Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio
 
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