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24 maggio 2025
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Salvini nei giorni di Capaci sfida il fratello di Piersanti
di Elisa Fontana *

Racconto breve e triste di un tristissimo ministro che cerca di gabbare un democristiano di lungo corso.

Personaggi e interpreti: da una parte il ministro delle infrastrutture e trasporti, dall’altra il Presidente della Repubblica.

Interno, giorno. Come tutto l’orbe terracqueo ormai sa, il ponte di Messina è diventato per Salvini la sua personalissima ossessione. Vuole, fortissimamente vuole, passare alla storia come colui che ha realizzato l’inosabile. E già qui Sofocle ed Euripide avrebbero scritto un paio di tragedie sulla hybris umana, la tracotanza che acceca gli uomini e porta solo grandissime tragedie, appunto.

Ma Sofocle ed Euripide sono morti, il ricordo del liceo classico frequentato in gioventù dal ministro è sbiadito assai e l’opera che dovrà tramandarlo ai posteri è ciclopica. Dunque, bisogna sbrigarsi e non cadere nei lacci e lacciuoli di leggi e regolamenti che, si sa, sono stati inventati sicuramente da qualche comunista.

Ed ecco la bella pensata! Scriviamo un bel decreto e allentiamo i controlli antimafia sui lavori, tanto avete mai sentito parlare di mafia fra Sicilia e Calabria? Ma mai, ovviamente, sono solo i soliti allarmismi dei rosiconi che non vogliono il progresso. Gente che si lamenta perché da Messina a Trapani in treno ci impiega 13 ore, dimenticandosi di avere l’occasione impagabile di godersi un panorama unico al mondo! La gente è proprio strana e incontentabile a volte…

E così nel decreto del contendere la premiata ditta Salvini&Piantedosi trasferisce i controlli antimafia ad una Struttura centralizzata del Ministero dell’Interno che, a sentire Piantedosi, sarebbe servita addirittura ad aumentare i controlli antimafia.

E adesso arriviamo alla raffinatezza finale, al colpo di genio che distingue il ciarlatano qualunque dall’impeccabile professionista: nel testo inviato al Quirinale per i controlli prima della firma del Presidente, la norma sul trasferimento dei controlli antimafia alla struttura centralizzata non c’era.

E’ apparsa miracolosamente appena prima di portare il provvedimento al consiglio dei ministri. Come faccio a saperlo? Ho una fonte segretissima che mi spiffera i retroscena? Una Gola profonda dentro il Quirinale? Ma no, niente di così clamoroso, è bastato leggere quanto dichiarato nero su bianco dal Quirinale medesimo, che evidentemente ha ritenuto la misura colma.

Già che c’era, il Quirinale ha tenuto a ricordare ai due smemorati di Collegno che la procedura speciale che avrebbero voluto adottare è prevista per legge solo in casi di emergenza, quale può essere un terremoto, o di eventi speciali come le Olimpiadi. E, in cauda venenum, questa procedura non risulta affatto più severa di quella prevista normalmente, come incautamente dichiarato da Piantedosi. Il Quirinale conclude la vistosa reprimenda sottolineando che non è possibile derogare dal Codice antimafia per un’opera strategica di interesse nazionale come il Ponte.

Insomma, in poche righe il Colle ha accusato apertamente Salvini di slealtà per aver mandato una versione mendace del decreto presentato poi nel cdm e così ha firmato e ne ha autorizzato la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ma solo dopo aver espunto il passo incriminato. I controlli antimafia rimarranno senza nessun allentamento.

In condizioni normali si sarebbero perse le tracce dei due furbetti, ma noi non conosciamo condizioni normali, per cui la risposta dello splendido Salvini è stata che “sarà il Parlamento a mettere il massimo delle garanzie”, come se una norma illegittima cacciata dalla porta potesse rientrare dalla finestra, purificata dal voto del Parlamento.

E’ una dichiarazione di guerra al Quirinale, ma come tutte le rodomontate di Salvini non credo che andrà più avanti della mera dichiarazione, perché dovrebbe sapere benissimo che un democristiano di lunghissimo corso, siciliano per giunta, di furbetti come lui e Piantedosi ne mangia una decina a colazione, giusto per aprirsi l’appetito.

Ma quel che giova sottolineare nella circostanza è che, proprio nei giorni in cui ricordiamo la strage di Capaci e il sacrificio di vite umane sull’altare del coraggio civile e del primato della legge, diventa ancora più devastante constatare il modo in cui ciascuno di noi dà il proprio contributo al significato della parola legalità, perché c’è poco da fare: al di là delle chiacchiere in libertà, siamo esattamente quello che facciamo. E quel che stiamo vedendo è quantomeno avvilente, se non squallido.

* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio


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