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Gli artigli del condor
di
Rinaldo Battaglia *
Lo scorso 22 maggio 2023 un grande giornalista d’inchiesta quale Francesco Cecchini, per conto di “AFVITALIAMONDO Ancora Fischia IL Vento” ha ripreso una notizia, nei media nazionali passata inosservata, perché probabilmente per loro priva di alcuna importanza.
Nell’articolo spiegava che, a conclusione del processo italiano sul “Piano Condor”, la Cassazione di Roma aveva in via definitiva condannato all’ergastolo un uomo di oramai 73 anni, dal nome di Jorge Nestor Troccoli. Era quindi stato arrestato e portato a Salerno, nel carcere di Fuorni. Finiva così, al terzo grado, una disputa giudiziaria decennale che aveva visto il soggetto in primo grado essere assolto, ma in Appello essere poi condannato ancora all’ergastolo.
Ma chi era o, meglio, chi è Jorge Néstor Troccoli?
Possiamo sintetizzare dicendo che è stato un ufficiale, peraltro di chiare origini italiane, dell’intelligence del Corpo dei fucilieri navali della Marina uruguayana, processato in Italia assieme ad altri ex esponenti dei Servizi di sicurezza di Paesi sudamericani, al potere tra gli anni Settanta e Ottanta.
Era già scappato dal suo paese e precisamente da Montevideo nel 2007, perché in Uruguay volevano processarlo per i crimini commessi ai tempi del ‘piano Condor’, quando, durante la dittatura fascista di Juan Maria Bordaberry e dei generali Alberto Demicheli, Aparicio Méndez e Gregorio Alvarez, dal 27 giugno 1973 al 1° marzo 1985, i militari avevano massacrato la democrazia nel paese sudamericano.
Ed è stato possibile giudicare in Italia Jorge Néstor Troccoli perché, tra le varie sue vittime, aveva – stando agli atti - personalmente ucciso, oltre ad un oppositore l’argentino José Potenza e la maestra di scuola elementare, l’uruguaiana Elena Quinteros, anche una militante italiana Raffaella Filippazzi, che venne nel giugno 1976 sequestrata, torturata ed uccisa. Come gli altri.
L’italiana era strettamente legata all’insegnante Quinteros, che era iscritta al partito marxista “Victoria del pueblo” . L’insegnante venne dapprima arrestata e torturata dai gendarmi di Jorge Néstor Troccoli ma poi rilasciata con l’obiettivo di arrivare, tramite la sua liberazione, all’arresto dei suoi compagni marxisti. Ma avendolo capito, Elena Quinteros riuscì il 28 giugno 1976 a sfuggire ai suoi ‘controllori’ cercando poi ‘asilo politico’ nell’ambasciata del Venezuela a Montevideo.
Ma, sebbene fosse già entrata nel giardino della sede diplomatica, gli uomini di Jorge Néstor Troccoli – e molti dissero con lui presente sul posto – riuscirono ugualmente a catturarla di nuovo e a portarsela via, violando tutte le norme del diritto internazionale e il territorio dell’ambasciata straniera. Elena Quinteros venne rinchiusa in un centro di detenzione clandestino della giunta e di lei scomparvero tutte le tracce. Per sempre.
Ovviamente nacque un caso diplomatico col Venezuela. Anni dopo un deputato uruguaiano, Luis Puig, testimonierà di aver visto un documento della Presidenza della Repubblica dell’Uruguay sulla vicenda del sequestro. “Contiene la dichiarazione di un marinaio uruguaiano che afferma che Troccoli e un altro ufficiale parteciparono al sequestro di Elena Quinteros e che Elena fu portata nel quartier generale dei Fucilieri della Marina per poi essere trasferita in un altro centro clandestino, dove trascorse mesi subendo torture impensabili”.
Ma prima del processo Jorge Néstor Troccoli, l’uomo del Piano Condor e ‘numero uno’ per la violenza con cui distruggeva le persone che arrivavano sotto i suoi artigli, prese il volo.
E dove poteva andare a finire? Ovvio: da noi, dove già vivevano tranquilli altri ‘criminali’ che si erano esaltati nella violenza in quegli anni in Argentina ed Uruguay: Carlos Luis Malatto, Daniel Oscar Cherruti, don Franco Reverberi.
Stando alle indagini di magistrati uruguaiani, ‘il fuggitivo’ arrivò subito a Marina di Camerota, nel salernitano, dove aveva origine la sua famiglia, ed in breve – chissà come mai - in pochissimo tempo ottenne la cittadinanza italiana. Si racconta che, poi, venne anche arrestato (o forse si costituì lui personalmente per sfuggire a qualche mandato d’arresto del suo paese) ma “per un errore nella richiesta di estradizione fu rilasciato e continuò a vivere nel Cilento con la moglie”.
Ma anche in Italia esistono giudici che non si arrendono e così, nel 2015, il pubblico ministero Giancarlo Capaldo diede inizio al maxiprocesso per le vittime italiane delle dittature sudamericane, durante il piano Condor. E Troccoli non solo risultava imputato sui crimini in terra uruguaiana, ma anche in Argentina perché già nel 1977 venne dai suoi superiori lì trasferito, con altri fucilieri della Marina, “per catturare i militanti uruguaiani lì esiliati”.
Venne accusato personalmente della morte e della sparizione di almeno 20 persone. Assolto e poi in appello condannato, fece ricorso, fino alla sentenza definitiva in Cassazione. E’ stato così nuovamente arrestato nella sua abitazione in zona Belvedere di Battipaglia, dove viveva tranquillo dal 2019.
E così oggi mentre gli altri tre grandi responsabili dei crimini durante il piano Condor - a detta dei giudici sudamericani - se la spassano in libertà (Carlos Luis Malatto, Daniel Oscar Cherruti, don Franco Reverberi) Jorge Néstor Troccoli, da alcuni mesi, risulta in carcere a Fuorni. Resisterà? Scapperà? Sarà con qualche cavillo liberato? Amnistiato? Siamo pur sempre in Italia, dove i fascisti (sudamericani o italiani poco cambia) hanno sempre pagato il conto in maniera molto lieve, per quelle poche volte che lo hanno pagato.
La vicenda del sacerdote don Franco Reverberi - a cui il 10 gennaio 2024 il nostro ministro Nordio ‘non ha’ concesso l’estradizione affinché potesse esser processato nella sua Argentina - è cosa recentissima e, ovviamente, poco o per nulla nota al grande pubblico. Conviene parlarne?
Siamo pur sempre in Italia, nell’Italia post-fascista, poco post ma molto, molto fascista.
22 maggio 2025 – 2 anni dopo -
Liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Seconda Parte” - Amazon – 2024
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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