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22 maggio 2025
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L'uomo che fece tremare il regime
di Roberto Neri

Giacomo Matteotti (22 maggio 1885-10 giugno 1924) incarna tuttora il dissidente che più di ogni altro ha fatto vacillare il regime fascista.

La sua costante denuncia in Parlamento del metodo squadrista, che aveva portato una minoranza di esaltati "patrioti" a comandare su tutti gli italiani, fu il motivo principale della sua eliminazione.

Matteotti era un oppositore; il suo dissenso verso il governo Mussolini si basava su di una fiducia incrollabile nella legalità, nella democrazia, nella giustizia e nello Stato liberale. Esattamente il contrario da quanto praticato dal fascismo.

Nei mesi intercorsi tra la sua uccisione (10 giugno 1924), il ritrovamento dei suoi resti (16 agosto 1924) e il discorso alla Camera col quale Mussolini si assunse la responsabilità del delitto Matteotti (3 gennaio 1925) il regime tremò.

Benché morto, Matteotti spaventava ancora il fascismo, che per un po' venne emarginato dagli alleati di governo, dalla monarchia e dai settori imprenditoriali.

A seppellire definitivamente Matteotti fu però il voto che, a maggioranza, quel 3 gennaio 1925 salvò il Duce dopo il suo intervento alla Camera; i suoi alleati liberali, nazionalisti e cattolici, per paura di fare la stessa fine del collega deputato socialista votarono ancora una volta la fiducia a Mussolini.

Per conoscere Matteotti dal vero è sempre aperta la sua casa museo memoriale di Fratta Polesine (Rovigo) dove nacque appunto 140 anni fa. Poco distante c'è la sua tomba, nel cimitero del paese.


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