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Signore o signorino?
di
Francesco P. Esposito *
«Scusi Francesco, devo scrivere Signore o Signorino qui sul modulo?»
Questa domanda non me l’ha mai fatta nessuno.
E sai perché?
Perché non rompono il ca**o a noi.
Lo rompono sempre a loro.
«Signora o Signorina?»
È una domanda che ancora oggi, nel 2025, risuona negli uffici, negli ospedali, nei colloqui.
Ma non è solo una frase. È un controllo sociale travestito da cortesia.
È il linguaggio che non vuole morire.
È la cultura che striscia, si aggrappa, si camuffa.
E che appena la sfiori… grida alla censura. Alla “dittatura del politicamente corretto”.
Ma la verità è semplice:
Non vogliono cambiare.
Non vogliono smettere di fare come hanno sempre fatto.
E lo spacciano per libertà.
Prima di sposarmi, ero signore o signorino?
Io questa domanda non me la sono mai posta.
Perché non sono mai stato definito da quella roba.
Perché nessuno mi ha mai sbattuto in faccia un’etichetta per decidere quanto valgo.
Alle donne, sì. Succede ancora. Ovunque.
Cambiare parole non è ideologia.
È prevenzione. È cura. È rispetto.
E chi fa finta di non capirlo…
…è parte del problema.
* Criminologo forense, componente del Comitato tecnico-giuridico dell'Osservatorio
 
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